Tony Blair alla guida della Striscia di Gaza al posto di Hamas, la «pazza idea» di Donald Trump per il dopoguerra. Cosa prevede il piano


L’ex primo ministro britannico Tony Blair potrebbe assumere un ruolo di primo piano nel governo transitorio della Striscia di Gaza una volta terminata l’offensiva militare israeliana. Lo riportano oggi diverse testate internazionali citando fonti arabe, israeliane e americane. Blair, 72 anni, dopo aver lasciato la guida del Regno Unito ha svolto l’incarico di inviato per il Medio Oriente del cosiddetto “Quartetto” formato da Ue, Onu, Usa e Russia (2007-2015). Poi ha fondato un think-tank che porta il suo nome con il quale svolge progetti di consulenza per governi e istituzioni mondiali. Da mesi su questa base lavora per mettere a punto un possibile piano per il dopoguerra a Gaza. Sforzi particolarmente apprezzati dalla Casa Bianca: nei mesi scorsi era filtrata la notizia che consulenti dell’Istituto di Blair avevano lavorato al piano per la futuribile «Riviera di Gaza» cara a Donald Trump, e lo stesso presidente Usa ha incontrato il mese scorso Blair insieme al suo super-inviato Steve Witkoff per parlare del futuro della Striscia. Ora filtrano i dettagli sul piano che la Casa Bianca starebbe spingendo, anche per acquietare i clamori dell’opinione pubblica internazionale e soprattuto dei Paesi arabi, su tutte le furie con Israele dopo l’attacco ai vertici di Hamas in Qatar, mediatore nel conflitto di Gaza sin dal 7 ottobre.
Il piano Usa per il dopoguerra a Gaza: cosa sappiamo (e cosa no)
Il piano caro agli Usa prevedrebbe dopo il cessate il fuoco a Gaza la costituzione di un comitato transitorio per il governo della Striscia: secondo il Financial Times potrebbe chiamarsi Gaza International Transitional Authority. Hamas ne sarebbe senza dubbio esclusa, mentre ne farebbero parte altri dirigenti palestinesi al momento non meglio identificati. Un ruolo di primo piano spetterebbe però – questa per lo meno è l’ipotesi allo studio – allo stesso Blair: non è chiaro al momento se solo come membro di un board di supervisori internazionali o come responsabile dello stesso governo transitorio. Secondo l’Ft l’ex premier britannico starebbe muovendosi in prima persona per ricoprire un incarico del genere. Il suo ufficio non ha voluto commentare l’indiscrezione. Ha però chiarito che Blair non si presterebbe ad alcun piano che includa lo sfollamento della popolazione di Gaza. Fonti arabe hanno riferito a Haaretz che il mandato al comitato transitorio dovrebbe essere conferito dal Consiglio di Sicurezza Onu e prevedere un «coordinamento delle attività» con l’Autorità nazionale palestinese.
Le incognite sull’Anp e il vertice Trump-Netanyahu
Il comitato dovrebbe avere un incarico transitorio, con l’obiettivo di cedere poi il potere ai palestinesi. Compresa l’Anp di Abu Mazen? Su questo restano significative ambiguità: il governo israeliano, che fa sapere ufficiosamente di «non opporsi» al piano Trump-Blair, non vuole alcun coinvolgimento dell’Anp nel futuro governo della Striscia. I Paesi arabi ed europei lo considerano invece indispensabile, mentre la posizione della Casa Bianca resta incerta. Al momento non appaiono chiari neppure i tempi della futura transizione, il che inquieta gli interlocutori arabi, preoccupati che Netanyahu approfitterà dei punti oscuri del piano per «sabotare il coinvolgimento dell’Anp a Gaza». L’inviato Usa Witkoff ha incontrato martedì a margine dell’Assemblea Generale dell’Onu i leader di alcuni dei principali Paesi arabi e musulmani interessati ai futuri assetti mediorientali, ed è probabile abbia esposto loro i pilastri del piano allo studio. Che sarà certamente al centro anche dell’incontro tra Trump e Netanyahu in programma lunedì alla Casa Bianca. Il leader Usa ieri ha anticipato per l’ennesima volta «grandi novità» in arrivo su Gaza. Prima però deve mettere d’accordo una larga ed eterogenea schiera di alleati o partner attorno al futuro della Striscia.