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Beatrice Venezi, la difesa del padre ex Forza Nuova: «La attaccano per difendere i privilegi»

29 Settembre 2025 - 06:25 Alba Romano
Beatrice Venezi
Beatrice Venezi
La polemica sulla nomina al Teatro Fenice. E il consiglio della collega: si dimetta

Gabriele Venezi è il padre di Beatrice. Ex candidato sindaco di Lucca e dirigente nazionale per Forza Nuova nel 2007, è un immobiliarista ma anche direttore editoriale del giornale Lucca Times. Dove è comparso un articolo sulla figlia dal titolo «Beatrice Venezi: una favola italiana». Oggi con La Stampa difende la figlia: «Lei è il primo che mi cerca da quando è cominciata questa storia. Molti hanno scritto che mia figlia Beatrice Venezi non abbia le competenze per la direzione musicale del Teatro La Fenice di Venezia perché figlia di un picchiatore di destra, riferendosi al mio passato. Eppure io ho smesso di fare politica attiva da 15 anni, anche per evitare che fosse d’ostacolo alla sua carriera. E la mia candidatura a sindaco di Lucca per Forza Nuova risale alle elezioni del 2007».

La difesa

Gabriele dice che ha sentito Beatrice in questi giorni, anche se lei è a Bangkok per una serie di concerti: «Come vuole che stia? Si sente amareggiata per le polemiche e le bugie scritte e dette sul suo conto». Secondo lui le proteste nei confronti della competenza della figlia sono «una difesa politica di privilegi che non hanno più senso. C’è chi si è spinto a scrivere che mia figlia non abbia neppure i titoli di studio per la direzione. Un cumulo di bugie e di critiche da parte di incompetenti. Beatrice dirige ora il Teatro Colón a Buenos Aires. Sta preparando La Traviata per il centenario di uno dei teatri più prestigiosi del mondo, non solo dell’America Latina. Ha scritto quattro libri, ha inciso dischi e ha diretto orchestre celebri. Ma nessuno guarda il curriculum, sono tutti accecati da qualcos’altro».

Il direttore d’orchestra

Secondo il padre «sono gli stessi che, prima di mia figlia, hanno contestato Chung Myung-whun come direttore d’orchestra». Gianna Fratta, pluripremiata direttrice d’orchestra di fama internazionale, Cavaliere della Repubblica e prima donna ad aver diretto i Berliner Symphoniker, dice però alla Stampa che «non interessa a nessuno che quella di Beatrice Venezi sia una nomina politica. Conosco le orchestre, ci lavoro da anni, e garantisco che a tutti importa solo di essere diretti da qualcuno in grado di ottenere il miglior risultato possibile. Se a Beatrice Venezi si sono opposti tutti gli enti lirici e sinfonici del Paese c’è un motivo: non sono tutti composti da pericolosi sovversivi di sinistra, bensì da professionisti che chiedono il rispetto di procedure ideate per tutelare degli equilibri e non degli status. Un’orchestra non è un gruppo di persone che suonano insieme: è una squadra. Come tutte le squadre, deve conoscere chi la guida per creare sintonia».

La nomina

Fratta spiega che «l’orchestra entra in contatto con il direttore, ed esprime poi il suo parere al sovrintendente. Non viene mai estromessa, perché dalla qualità della relazione dell’orchestra con il direttore dipende la qualità di tutto quello che viene suonato e rappresentato. Ci sono stati grandissimi teatri che non hanno preso dei direttori musicali importantissimi perché umanamente non si trovavano bene con gli orchestrali. La guida delle maestranze tecniche ed artistiche non può non tenere conto del loro parere: è la prima volta che accade ed è un fatto grave e irragionevole, realmente insensato».

Il curriculum

Nel caso di Venezi, ragiona la collega, «se tutti hanno evidenziato la pochezza del curriculum è perché è effettivamente molto sottodimensionato rispetto a quello degli altri direttori che hanno lavorato alla Fenice. Ma l’esperienza o l’inesperienza diventano cruciali se non ci sono altri criteri. Riccardo Muti era giovanissimo quando andò alla Scala, perché le orchestre vedono il potenziale. Sono certa che se Venezi fosse stata testata, si sarebbe potuto contare su una valutazione obiettiva: se fosse stata bravissima, l’orchestra lo avrebbe compreso, non avrebbe fatto appello al curriculum, e avrebbe deciso di dare una opportunità a una persona giovane ed eccezionale: un teatro come la Fenice ha la credibilità per assumersi un rischio».

Le dimissioni

Fratta dice di non voler dare consigli a Venezi. Poi conclude: «So cosa farei io: direi che senza l’orchestra dalla mia parte non posso fare la direttrice musicale, e saluterei. Se mi sentissi particolarmente sicura di me e del mio talento, chiederei di poter mantenere solo un titolo in cartellone e suonare una volta con l’orchestra, così da darle modo di valutare le chance future. Se il passo indietro non lo fa lei, potrebbe farlo il sovrintendente Colabianchi, che ha il dovere di riportare il teatro alla normalità. Ci sono teatri che restano senza direttore musicale anche per anni, perché trovarlo è difficile».

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