«Specifico paziente omosex», la dottoressa ad alta voce ai colleghi davanti al 61enne in cura. Lui la travolge di insulti e scrive alla Asl


«Appena finito di scrivere il referto la dottoressa ha pronunciato ad alta voce la frase “specifico paziente omosex”. Poi l’ho letto e sono rimasto basito». A denunciarlo al Messaggero è Enzo Speranzino Anelli, 61enne di Pescara, che si era recato all’ospedale «Santo Spirito» della città per iniziare una terapia. «Mi chiedo se agli altri scriva “eterosessuale”. Questa sarà la mia lettera di accompagnamento per 3 settimane di terapie», ha scritto Anelli su Facebook, dove ha pubblicato il referto. «Quel documento resta privato – ha replicato l’Asl in una nota – La collega, una professionista molto preparata, è stata forse un po’ ingenua».
Il post con gli insulti contro la dottoressa
Meno riservato Anelli, che oltre a diffondere il nome della dottoressa, l’ha anche insultata più volte nel suo post: «Ospedale civile di Pescara, sezione malattie infettive, vado e mi trovo davanti una “cagna” di dottoressa che deve aver conseguito la laurea per corrispondenza, scostumata e come ciliegina sulla torta nella lettera di accompagnamento per avere 3 settimane di day hospital specifica “omosessuale”, io non ho nulla da nascondere ma emerita stronza agli altri specifici “eterosessuale”? Questa dovrebbe andare a zappare la terra non fare il medico !!! In compenso le infermiere sono gentili e a modo».

Le accuse sul comportamento della dottoressa «distaccato»
«Una cosa del genere non mi era mai capitata in passato, in alcun settore, ma tanto meno me lo sarei aspettato da un camice bianco che dovrebbe eccellere in delicatezza ed empatia con la gente». Nel raccontare la vicenda l’uomo ha descritto una situazione poco accogliente sin da subito: «La dottoressa aveva un atteggiamento molto distaccato che, già all’inizio, non ha messo a mio agio me né mio marito che mi accompagnava», ha spiegato Anelli, che poi ha ricevuto il documento necessario per iniziare la terapia. «Ogni volta che i dati saranno consultati in futuro, apparirà il marchio “paziente omosex”. Mi chiedo il motivo di tutto ciò. Questo comportamento mi ha fatto sentire umiliato e discriminato». Nonostante tutto il 61enne non intende denunciare, ma soltanto mettere a conoscenza della vicenda i vertici dell’ospedale: «Non ci vedo cattiveria, ma qualcuno dovrebbe farle notare ciò che ha fatto, prima che altri utenti subiscano lo stesso trattamento».
La risposta della Asl: «Nessuna violazione della privacy»
Dopo la segnalazione dell’uomo, l’Asl è intervenuta sulla vicenda con una nota: «Non vi è stata alcuna violazione della privacy del paziente. La dicitura contestata compare esclusivamente nel referto di prima visita ambulatoriale, documento strettamente personale consegnato unicamente all’interessato, come sarebbe accaduto in caso di paziente eterosessuale, senza alcuna distinzione. Tale annotazione non è presente né negli atti di accettazione né nella documentazione interna di ricovero in day hospital». Inoltre, si legge nella nota: «La decisione di riportare l’informazione è stata assunta dalla dottoressa a seguito di esplicito consenso fornito dall’interessato nel corso della visita, a favore di possibili ulteriori supporti preventivi per il paziente e il suo compagno. Si tratta di un dato anamnestico con rilievo in termini epidemiologici, in particolare per il corretto inquadramento del rischio di trasmissione di patologie sessualmente trasmesse e per la valutazione di eventuali profilassi».