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Trump annuncia l’accordo su Gaza: «Giorno storico, guiderò io la transizione nella Striscia». Hamas? «Accetti o sarà distrutta» – Il video

29 Settembre 2025 - 20:54 Diego Messini
Il leader Usa presenta con Netanyahu alla Casa Bianca l'intesa di cessate il fuoco. Ma manca ancora il sì della milizia palestinese

«È un grande giorno per il Medio Oriente, uno dei più grandi forse della civiltà». Con queste parole il presidente Usa Donald Trump ha annunciato il raggiungimento di un accordo sul cessate il fuoco a Gaza con Israele e i leader dei principali Paesi arabi e musulmani. «Grazie a Bibi per aver fatto il lavoro insieme a molti altri Paesi», ha detto Trump parlando in conferenza stampa a fianco di Benjamin Netanyahu dopo ore di colloqui alla Casa Bianca. Il presidente Usa ha poi presentato i pilastri del piano per la tregua e la ricostruzione di Gaza, esaltando l’inizio di una nuova fase di «pace eterna per il Medio Oriente». Il piano sarebbe stato dunque accettato da Israele, mentre manca ancora il sì di Hamas. «Ho la sensazione che diranno di sì, ma vedremo. Se così non sarà avrai mano libera per fare ciò che devi fare», ha detto a Netanyahu alludendo minaccioso alla possibile ripresa dell’offensiva militare di Israele nella Striscia se l’accordo non andrà in porto.

Cosa prevede il piano Usa

«Se Hamas accetta l’accordo la guerra finirà subito, non solo a Gaza ma in tutta la regione», ha detto Trump. Entro 72 ore gli ostaggi israeliani rimasti nella Striscia dovranno essere liberati, inclusi i 32 che gli Usa stima siano ormai morti. L’Idf si ritirerà gradualmente dalla Striscia, che sarà in cambio smilitarizzata, con il disarmo di Hamas e la sua esclusione dalla futura governance di Gaza, «in forma diretta o indiretta», ha precisato Trump. Sarà lui stesso, ha poi annunciato a sorpresa, a guidare l’organismo internazionale che supervisionerà il governo transitorio di Gaza, che sarà chiamato “Board of Peace”. «Non l’ho voluto io, ho già parecchio da fare, me l’hanno chiesto Israele e i Paesi arabi della regione». A far parte del board, ha detto Trump confermando le indiscrezioni di stampa, sarà anche l’ex premier britannico Tony Blair. Ai Paesi arabi e musulmani spetterà il compito di «vedersela con Hamas», cioè far rispettare alla milizia il piano di disarmo ed esclusione o esilio da Gaza, e finanziare la ricostruzione della Striscia. «Saranno distrutti tunnel e i siti di produzione di armi. E addestreremo le future forze di sicurezza per Gaza», ha aggiunto il leader americano.

Netanyahu conferma il sì: «Hamas e Anp esclusa dal futuro di Gaza»

Parlando dopo Trump, Netanyahu ha confermato di accettare l’accordo predisposto dagli Usa. «È coerente con gli obiettivi di Israele», ha sottolineato il premier israeliano, che ora, al rientro in patria, avrà il difficile compito di far accettare il piano al suo governo, comprese le fazioni di ultradestra guidate da Itamar Ben Gvir e Betzalel Smotrich. L’Idf, ha sottolineato Netanyahu, si ritirerà «moderatamente» in una prima fase mentre gli ostaggi vengono liberati. E inoltre secondo il premier sarebbe stata escluso ogni coinvolgimento non solo di Hamas ma pure dell’Anp nella futura governance della Striscia. E in più Israele «conserverà la responsabilità della sicurezza a Gaza dopo la guerra». Netanyahu ha concluso il suo intervento rignraziando a sua volta Trump e benedicendo Usa e Israele. «Che dici Bibi, prendiamo una o due domande o la finiamo qui?», gli ha chiesto alla fine Trump. «Valuta tu, ma credo che avremo tempo per le domande. Ora pensiamo a portare a casa l’approvazione dell’accordo», gli ha risposto Netanyahu, chiudendo l’attesa conferenza stampa senza domande dei giornalisti.

I negoziati fiume tra Trump e Netanyahu

«Sono molto fiducioso che raggiungeremo l’accordo su Gaza», aveva detto Trump accogliendo alla Casa Bianca il premier israeliano per la quarta volta dall’inizio del suo secondo mandato. Poi i due si sono chiusi in lunghi conciliaboli insieme ai più stretti collaboratori. La conferenza stampa, in origine in programma alle 19.15, è slittata di oltre un’ora. Segno con ogni probabilità che l’intesa tra Usa e Israele (e Paesi arabi) sul piano per il futuro di Gaza ancora non c’è. Stando a quanto filtra dalla Casa Bianca, Netanyahu avrebbe presentato significative richieste di modifica al piano. «Tutti, e intendo proprio tutti, sono esasperati da Bibi», ha confidato sotto anonimato un funzionario Usa al giornalista Barak Ravid. Secondo il canale 12 israeliano, gli Usa avrebbero accettato di rimettere mano al piano Witkoff apportandovi «cambiamenti radicali» auspicati da Gerusalemme. La Casa Bianca ha risposto indirettamente rompendo gli indugi e rendendo pubblico il piano in 20 punti (e non 21) per il cessate il fuoco e la governance di Gaza dopo la guerra. Nel frattempo a Washington è arrivata anche una delegazione di alto livello del Qatar. Obiettivo: «finalizzare l’accordo» sulla fine della guerra.

Le scuse di Netanyahu al Qatar

Perché fosse possibile la ripresa ufficiale del lavoro di mediazione del Qatar – fondamentale per assicurare che anche Hamas accetti l’intesa – nel corso dell’incontro alla Casa Bianca Trump ha «favorito» una telefonata di Netanyahu al primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, nella quale il premier israeliano si è scusato per aver violato la sovranità del Paese del Golfo con l’attacco ai vertici di Hamas a Doha dello scorso 9 settembre. Netanyahu, fa sapere la stessa Casa Bianca, avrebbe espresso rammarico in particolare per l’uccisione di una guardia di sicurezza qatariota ed avrebbe promesso di non attaccare più il Paese del Golfo.

Foto di copertina: EPA/JIM LO SCALZO