Niente accordo allo studio Ovale, gli Usa verso lo shutdown


Gli Stati Uniti andranno verso lo shutdown, previsto alla mezzanotte di domani. I leader del Congresso hanno lasciato un incontro nello Studio Ovale con Donald Trump senza raggiungere un accordo. L’ultima chiusura delle attività governative per l’esaurimento dei finanziamenti federali risale al 2019.
Cosa è lo shutdown
Negli Usa l’inizio dell’anno fiscale è previsto per il 1 ottobre. Per quel giorno il Congresso deve approvare i piani di spesa sull’amministrazione dello Stato. Sarebbe una sorta, a maniche molto larghe, di Legge di bilancio italiana. Se non c’è questa intesa scatta lo shutdown, previsto dall’Antideficiency Act, con le attività governative non essenziali che subiscono un arresto dei finanziamenti (e quindi un arresto di fatto), fino a una nuova approvazione da parte del Congresso. Ad evocare stavolta lo scenario dello shutdown è stato il vicepresidente americano JD Vance, secondo cui i Dem stanno «puntando una pistola alla testa del popolo americano» con le loro richieste per evitare la paralisi del governo. I leader dem di Camera e Senato hanno accusato che il provvedimento dei repubblicani «non contiene nemmeno un briciolo del nostro contributo».
E ora?
Questa cosa avrà delle ripercussioni in borsa? Milano Finanza fa un esempio di quello che dovrebbe accadere mercoledì: il Dipartimento del Lavoro ha annunciato, in un documento di emergenza diffuso venerdì 26 settembre, che il Bureau of Labor Statistics non pubblicherà alcun dato economico in caso di blocco delle attività. Quindi venerdì mattina non verrà diffuso il consueto report sull’occupazione. Con sì, un’incisione sui mercati. Ora il termine per raggiungere un accordo sui finanziamenti governativi scade tra meno di due giorni. I Democratici chiedono una proroga dei sussidi dell’Affordable Care Act (Obamacare) che scadono a fine anno, nonché l’annullamento dei tagli al programma Medicaid derivanti dalla drastica riduzione del bilancio e delle tasse approvati lo scorso luglio. I Repubblicani hanno dichiarato che accetteranno di negoziare entrambi gli aspetti solo se i Democratici sosterranno un bilancio provvisorio in una votazione prevista per domani al Senato, che manterrebbe il governo operativo fino a novembre. I Repubblicani hanno presentato il bilancio provvisorio al Senato per la ratifica il 19 settembre, ma è stato respinto perché la loro maggioranza alla Camera è insufficiente. Servono almeno sette voti Dem per l’approvazione del disegno di legge.