Garlasco, l’ex pm Venditi indagato fa ricorso. L’attacco avvelenato ai colleghi: «Così fermiamo una dispendiosa attività per interesse privato»


L’avvocato Domenico Aiello, difensore dell’ex procuratore di Pavia Mario Venditti, ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Brescia contro il decreto di perquisizione e sequestro eseguito lo scorso 26 settembre. L’ex magistrato, oggi in pensione, è indagato per corruzione in atti giudiziari nell’inchiesta legata all’omicidio di Chiara Poggi.
Le accuse contro la procura di Pavia
Nel ricorso, il legale invoca dai giudici del Riesame un «pronunciamento utile anche ad interrompere» una «distorsione della funzione requirente», che finora avrebbe «profuso una dispendiosa attività investigativa di parte in aperto contrasto con un giudicato dello Stato per inseguire e sperare in un pur legittimo, ci mancherebbe, interesse processuale esclusivamente privato». Parole che sembrano velenose critiche alla procura di Pavia, che ha riaperto il caso dopo le nuove analisi sulle impronte ritrovate in casa Poggi che indicherebbero Sempio sul luogo del delitto.
Le accuse a Venditti
Secondo i pm di Brescia, Venditti avrebbe ricevuto denaro in cambio della decisione di favorire, nel 2017, l’archiviazione di Andrea Sempio, nuovamente indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, per cui Alberto Stasi sta scontando 16 anni di carcere. Nell’atto di perquisizione si parla di movimenti di denaro sospetti per un valore compreso tra 20 e 30mila euro: somme che, per l’accusa, sarebbero finite all’ex procuratore come corruzione. La difesa dei Sempio sostiene invece che quei prelievi in contanti fossero destinati a pagare le spese legali.
Il ricorso sui magistrati bresciani «contaminati»
In un passaggio del ricorso, il legale scrive che la «sorprendente iniziativa del pm» di Brescia che sta indagando sull’ex procuratore pavese Mario Venditti sarebbe «frutto di due evidenti bias cognitivi», ossia distorsioni o interpretazioni errate, «con disinvoltura palesati in diverse sedi, ma che inevitabilmente contaminano – anche – l’attività del requirente bresciano”: la “dichiarata critica della attuale gestione dell’ufficio di Procura di Pavia rispetto la precedente guida, strumentalmente ascritta soltanto all’indagato», ossia il magistrato ora in pensione, e «il convincimento erroneo che si debbano e possano impiegare, senza alcun limite, risorse dello Stato per la ricerca di una verità diversa dal giudicato di condanna Stasi».
Aiello, nel chiedere di annullare l’atto investigativo e la restituzione del materiale posto sotto sequestro nell’inchiesta nata da quella su Sempio e per competenza istruita a Brescia, ha inoltre parlato di una «dispendiosa attività investigativa» nell’interesse processuale, per altro «già più volte respinto dal giudice della revisione», di Alberto Stasi il quale sta finendo di espiare 16 anni di reclusione. Stasi, qualora dovessero emergere prove concrete nei confronti di Sempio, dovrebbe riproporre di riesaminare la sentenza passata in giudicato.