Secondo Ignazio La Russa abbattere San Siro è «un errore» ma il nuovo sindaco lo può correggere


«Milano è ricordata nel mondo per San Siro e per la Scala. Il duomo ce l’hanno tutte le città. E questo spiega anche il dibattito di queste settimane». Lo dice il presidente del Senato Ignazio La Russa, in un’intervista a La Repubblica. In merito alla delibera sull’abbattimento di San Siro e al voto di Forza Italia, «esco dal riserbo a cui mi sono attenuto finora perché ho visto delle ricostruzioni completamente artefatte. La più grossolana è che Forza Italia sia stata decisiva e che noi non volessimo lo sviluppo della città», spiega la seconda carica dello Stato.
San Siro e Forza Italia
Forza Italia «è stata certamente decisiva nel rompere l’unità del centrodestra. Non lo è stata nell’approvazione della delibera, che è finita 24 a 20. I membri di FI – a sua volta divisa al suo interno – che sono usciti dall’aula sono stati 3. Se la matematica non è un’opinione, sarebbe comunque finita 24 a 23 a favore di Sala». Dunque, per La Russa l’aiuto di FI è stato «inutile ai fini della questione dello stadio, ma decisivo nel consentire a Sala di rimanere in sella, con riflessi su tutto il piano urbanistico che conosciamo». Secondo l’esponente di FdI lo hanno fatto «per propaganda, per poter dire di aver sbloccato la questione? Non so, forse hanno dato una risposta a quella corrente di pensiero più propensa a una linea urbanistica, chiamiamola così. Del tutto lecita eh, sia chiaro».
Il nuovo stadio
Eppure, ragiona La Russa, «Forza Italia sa benissimo che, mentre loro e la Lega sostenevano apertamente il no alla delibera, Fratelli d’Italia stava valutando la possibilità, purché fosse comune a tutto il centrodestra, di lasciare l’aula. Non per favorire Sala, ma perché volevamo lasciare solo nel campo della maggioranza la frattura. Così avremmo potuto dire: il sindaco non ha una maggioranza, si deve dimettere». Ma «la mossa a sorpresa di Forza Italia ha bloccato questo percorso».
La Russa precisa: lo scontro non era sul nuovo stadio di Milano «ma sull’abbattimento di San Siro. Ho persino presentato un piano fatto da architetti sulla possibilità di costruire, anche accanto a San Siro, un altro stadio. Una possibilità che resta in piedi». Per il presidente del Senato «una volta costruito il nuovo stadio, quando magari ci sarà una nuova giunta che possa garantire i giusti diritti acquisiti dalle società, sarà davvero necessario abbattere San Siro? Chi vivrà vedrà».
Il futuro sindaco
Infine il futuro sindaco di Milano: FI preferirebbe un civico. «Non ho preclusioni. Un civico va bene ma deve dimostrare di essere già noto, altrimenti si fa più fatica. Per vincere ci vuole un candidato che attragga parte dei voti di centrosinistra – ma non di sinistra – direttamente su di sé, oppure un sindaco politico, affiancato da un vicesindaco e qualche assessore scelti in un’area civica non di centrodestra. Meloni non vede come prioritario questo o quel nome di partito, ma la scelta di candidati che possano vincere. Faccio notare che nelle Marche ha vinto un politico, in Calabria è candidato un politico, in Veneto l’uscente è un politico. Solo in Lombardia c’è l’ipotesi di un ex civico», conclude.