Trump dà 48 ore a Hamas: «Accordo su Gaza entro domenica, o per voi sarà la fine». Ma i Paesi arabi già pensano al piano B


Donald Trump non ha intenzione di pazientare oltre questo finesettimana per ricevere la risposta formale di Hamas al piano di pace messo sul tavolo dagli Usa e già accettato da Israele: «Un’intesa con Hamas va raggiunta entro le 18 di domenica, ora di Washington D.C.. È l’ultima possibilità», ha scritto il presidente Usa oggi sui suoi social. Il capo della Casa Bianca ha ottenuto lunedì il via libera da Benjamin Netanyahu al piano per il cessate il fuoco e la ricostruzione di Gaza, così come quello dei Paesi arabi della regione e, nei giorni successivi, della stessa Autorità nazionale palestinese. E non ha nessuna intenzione di farsi rovinare il lavoro sul più bello dalla milizia islamista. Che certo dal piano uscirebbe a pezzi – dovendo accettare di liberare gli ostaggi, consegnare le armi, veder distrutti tunnel e siti di produzione militare e rinunciare per sempre a governare Gaza – ma ne trarrebbero in cambio il “diritto” all’amnistia o all’esilio, oltre che la liberazione dalle carceri di Israele di 250 “colleghi” condannati all’ergastolo per omicidi e stragi varie di cittadini o soldati israeliani. Nei giorni scorsi hanno iniziato a inseguirsi indiscrezioni sulla possibile risposta di Hamas, e anche sulle spaccature del movimento, diviso tra chi sarebbe per un sì più o meno condizionato a modifiche e chi spinge per il no alla proposta Usa. Trump aveva già detto di volere una risposta entro pochi giorni. Ora lancia un vero e proprio ultimatum ai leader della milizia.
L’ultimo appello di Trump a Hamas
«Hamas ha rappresentato per molti anni una minaccia violenta e spietata in Medio Oriente, hanno ucciso e reso vite impossibili sino al massacro del 7 ottobre», ricorda Trump sui social. Per tutta risposta, «oltre 25mila “soldati” di Hamas sono già stati uccisi, la maggior parte degli altri sono circondati e intrappolati militarmente, in attesa solo della mia parola – VIA LIBERA – perché muoiano anche loro. Quanto agli altri (la leadership in esilio, ndr), sappiamo chi siete e dove siete, e sarete perseguiti e uccisi». Insomma, il destino dei reduci della milizia è agli sgoccioli. Ma, manda a dire loro Trump, hanno un’ultima possibilità di salvarsi la pelle, accettando il piano messo a punto da Steve Witkoff. «Grandi, ricche e potenti nazioni del Medio Oriente ed oltre insieme con gli Stati Uniti hanno concordato, con l’ok di Israele, la pace dopo 3mila anni in Medio Oriente. L’intesa risparmia la vita anche di tutti i combattenti rimasti di Hamas», scrive Trump a caratteri cubitali, prima di dare il suo ultimatum: «La violenza e il bagno di sangue devono finire. Liberate gli ostaggi, tutti, compresi i cadaveri di quelli morti, ora! Va raggiunto un accordo entro le 18 di domenica, ora di Washington». Altrimenti? Altrimenti, come già detto in altre occasioni, «per Hamas si aprirà l’inferno, come nessuno ha mai visto prima».
Il piano B dei Paesi del Golfo
La realtà, però, è che sul sì di Hamas al piano Trump – per lo meno così com’è – nessuno oggi è disposto a scommettere, dato che sarebbe quanto di più simile per la milizia a una resa. E così dietro le quinte starebbe avanzando un piano B, secondo quanto riporta Bloomberg. Tra gli Stati del Golfo si starebbe consolidando l’idea di attuare il piano concordato per Gaza anche senza il consenso di Hamas, hanno lasciato filtrare fonti a conoscenza del dossier. Altrimenti detto, nelle aree della Striscia già «liberate» da Hamas da parte dell’esercito israeliano partirebbe la transizione verso la nuova forza di sicurezza internazionale e la ricostruzione: come a indicare la via da seguire via via, sperabilmente, poi per tutta la Striscia. Per quanto «imperfetto e vago in alcuni punti», il piano Trump è «il migliore dall’inizio della guerra» e di fronte alla tragedia in Medio Oriente, dopo due anni di guerra, «nessuno è disposto a perdere l’opportunità», ha detto un funzionario di un Paese del Golfo coinvolto nei negoziati.