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Hamas: «Pronti a rilasciare tutti gli ostaggi. Ma condizioni da chiarire». Trump a Israele: «Ora basta bombe». Ecco la risposta al piano di pace

03 Ottobre 2025 - 23:55 Diego Messini
Trump con Netanyahu
Trump con Netanyahu
L'organizzazione palestinese apre al piano in 20 punti proposto dalla Casa Bianca per risolvere la crisi a Gaza. Ma chiede ulteriori chiarimenti, su cui Trump dice di aver già iniziato a discutere. Intanto un alto funzionari di Hamas ha però detto ad Al Jazeera che la consegna di tutti gli ostaggi trattenuti a Gaza in tre giorni è irrealizzabile

Su Truth, il presidente americano ha postato la sua prima risposta alla disponibilità di Hamas di accettare il suo piano di pace. Nel suo post, Trump ha scritto che le dichiarazioni dei miliziani palestinesi dimostrino quanto «siano pronti per una PACE duratura». Quindi si rivolge a Israele, che «deve immediatamente fermare i bombardamenti su Gaza, così da poter far uscire gli ostaggi in sicurezza e rapidamente! In questo momento è troppo pericoloso farlo. Stiamo già discutendo i dettagli da definire. Non si tratta solo di Gaza, si tratta della PACE tanto agognata in Medio Oriente».

Da Hamas sì al piano di pace di Trump

Da parte di Hamas è arrivato un sì al piano di pace di Donald Trump. Come scrive l’organizzazione palestinese su Telegram, i miliziani si dicono disposti a «rilasciare tutti gli ostaggi vivi e morti». Ma sul piano avanzato dalla Casa Bianca, Hamas chiede «ulteriori chiarimenti». Secondo fonti citate da media arabi, Hamas avrebbe chiesto chiarimenti sul alcuni paragrafi del documento. Il canale qatariota Al-Arabi riferisce che nella risposta consegnata ai mediatori, Hamas ha elogiato gli sforzi del presidente Trump. I miliziani palestinesi sostengono di voler quindi dare seguito ai 20 punti contenuti nel piano di pace americano. E di essere disponibili ad avviare «immediatamente» negoziati sui dettagli della proposta. Hamas ha anche espresso parere favorevole a trasferire il controllo della Striscia di Gaza a un ente palestinese, sulla base di un sostegno arabo e islamico. L’organizzazione ha poi precisato che restano questioni aggiuntive contenute nel piano di Trump, che devono essere ancora discusse.

Il testo della risposta di Hamas a Trump

«Per il desiderio di porre fine all’aggressione e al genocidio perpetrati contro il nostro popolo saldo nella Striscia di Gaza, e derivando dalla responsabilità nazionale e dalla difesa dei diritti costanti e degli interessi superiori del nostro popolo, il Movimento di Resistenza Islamica Hamas ha condotto consultazioni approfondite all’interno delle sue istituzioni dirigenti, ampie consultazioni con le forze e fazioni palestinesi, e consultazioni con fratelli, mediatori e amici, al fine di raggiungere una posizione responsabile nel trattare il piano del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Dopo uno studio accurato, il movimento ha preso la sua decisione e ha comunicato la seguente risposta ai mediatori:

Hamas apprezza gli sforzi arabi, islamici e internazionali, così come gli sforzi del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che chiedono la fine della guerra sulla Striscia di Gaza, lo scambio di prigionieri, l’ingresso immediato di aiuti, il rigetto dell’occupazione della Striscia e il rigetto dello sfollamento del nostro popolo palestinese da essa.

All’interno di questo quadro, e in modo che si ottenga la fine della guerra e un completo ritiro dalla Striscia, il movimento annuncia la sua approvazione per il rilascio di tutti i prigionieri dell’occupazione – sia vivi che morti – secondo la formula di scambio contenuta nella proposta del Presidente Trump, con le necessarie condizioni sul campo per l’implementazione dello scambio. In questo contesto, il movimento afferma la sua disponibilità a entrare immediatamente, attraverso i mediatori, in negoziati per discutere i dettagli.

Il movimento riafferma inoltre la sua approvazione per consegnare l’amministrazione della Striscia di Gaza a un organismo palestinese di indipendenti (tecnocrati) basato sul consenso nazionale palestinese e sostenuto dal sostegno arabo e islamico.

Per quanto riguarda altre questioni incluse nella proposta del Presidente Trump concernenti il futuro della Striscia di Gaza e i diritti inalienabili del popolo palestinese, questo è legato a una posizione nazionale collettiva e in accordo con le leggi e risoluzioni internazionali pertinenti, da discutere all’interno di un quadro nazionale palestinese completo, in cui Hamas sarà incluso e contribuirà con piena responsabilità.

Il Movimento di Resistenza Islamica – Hamas».

Dall’opposizione in Israele sostegno ai negoziati per Netanyahu

Arriva il soccorso del leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid per il premier Natanyahu in vista dei negoziati sul piano di pace di Trump. Lapid su X ha scritto: «Il Presidente Trump ha ragione: c’è una reale opportunità per liberare gli ostaggi e porre fine alla guerra. Israele dovrebbe annunciare di unirsi ai negoziati guidati dal presidente per definire i dettagli dell’accordo. Ho comunicato all’amministrazione statunitense che Netanyahu ha il sostegno politico interno per portare avanti il processo». Un sostegno che potrebbe rivelarsi determinante per evitare una crisi politica a Tel Aviv, nel caso in cui i partiti più estremisti del governo, già contrari a ogni tipo di trattativa con Hamas, dovessero togliere il proprio sostegno all’esecutivo.

Meloni: «Pieno sostegno a piano di Trump»

«Seguo con grande attenzione gli sviluppi a Gaza – scrive la premier italiana Giorgia Meloni su X – e rinnovo il mio pieno sostegno agli sforzi del Presidente Trump per portare la pace in Medio Oriente. La priorità per tutti deve essere ora giungere a un cessate il fuoco che conduca all’immediato rilascio di tutti gli ostaggi. L’Italia rimane pronta a fare la sua parte».

L’ultimatum di Trump ad Hamas

Donald Trump aveva detto poche ore prima che non aveva intenzione di pazientare oltre questo fine settimana per ricevere la risposta formale di Hamas al piano di pace messo sul tavolo dagli Usa e già accettato da Israele: «Un’intesa con Hamas va raggiunta entro le 18 di domenica, ora di Washington D.C.. È l’ultima possibilità», ha scritto il presidente Usa oggi sui suoi social. Il capo della Casa Bianca ha ottenuto lunedì il via libera da Benjamin Netanyahu al piano per il cessate il fuoco e la ricostruzione di Gaza, così come quello dei Paesi arabi della regione e, nei giorni successivi, della stessa Autorità nazionale palestinese. E non ha nessuna intenzione di farsi rovinare il lavoro sul più bello dalla milizia islamista. Che certo dal piano uscirebbe a pezzi – dovendo accettare di liberare gli ostaggi, consegnare le armi, veder distrutti tunnel e siti di produzione militare e rinunciare per sempre a governare Gaza – ma ne trarrebbero in cambio il “diritto” all’amnistia o all’esilio, oltre che la liberazione dalle carceri di Israele di 250 “colleghi” condannati all’ergastolo per omicidi e stragi varie di cittadini o soldati israeliani. Nei giorni scorsi hanno iniziato a inseguirsi indiscrezioni sulla possibile risposta di Hamas, e anche sulle spaccature del movimento, diviso tra chi sarebbe per un sì più o meno condizionato a modifiche e chi spinge per il no alla proposta Usa. Trump aveva già detto di volere una risposta entro pochi giorni. Ora lancia un vero e proprio ultimatum ai leader della milizia.

L’ultimo appello di Trump a Hamas

«Hamas ha rappresentato per molti anni una minaccia violenta e spietata in Medio Oriente, hanno ucciso e reso vite impossibili sino al massacro del 7 ottobre», ricorda Trump sui social. Per tutta risposta, «oltre 25mila “soldati” di Hamas sono già stati uccisi, la maggior parte degli altri sono circondati e intrappolati militarmente, in attesa solo della mia parola – VIA LIBERA – perché muoiano anche loro. Quanto agli altri (la leadership in esilio, ndr), sappiamo chi siete e dove siete, e sarete perseguiti e uccisi». Insomma, il destino dei reduci della milizia è agli sgoccioli. Ma, manda a dire loro Trump, hanno un’ultima possibilità di salvarsi la pelle, accettando il piano messo a punto da Steve Witkoff. «Grandi, ricche e potenti nazioni del Medio Oriente ed oltre insieme con gli Stati Uniti hanno concordato, con l’ok di Israele, la pace dopo 3mila anni in Medio Oriente. L’intesa risparmia la vita anche di tutti i combattenti rimasti di Hamas», scrive Trump a caratteri cubitali, prima di dare il suo ultimatum: «La violenza e il bagno di sangue devono finire. Liberate gli ostaggi, tutti, compresi i cadaveri di quelli morti, ora! Va raggiunto un accordo entro le 18 di domenica, ora di Washington». Altrimenti? Altrimenti, come già detto in altre occasioni, «per Hamas si aprirà l’inferno, come nessuno ha mai visto prima».

Il piano B dei Paesi del Golfo

La realtà, però, è che sul sì di Hamas al piano Trump – per lo meno così com’è – nessuno oggi è disposto a scommettere, dato che sarebbe quanto di più simile per la milizia a una resa. E così dietro le quinte starebbe avanzando un piano B, secondo quanto riporta Bloomberg. Tra gli Stati del Golfo si starebbe consolidando l’idea di attuare il piano concordato per Gaza anche senza il consenso di Hamas, hanno lasciato filtrare fonti a conoscenza del dossier. Altrimenti detto, nelle aree della Striscia già «liberate» da Hamas da parte dell’esercito israeliano partirebbe la transizione verso la nuova forza di sicurezza internazionale e la ricostruzione: come a indicare la via da seguire via via, sperabilmente, poi per tutta la Striscia. Per quanto «imperfetto e vago in alcuni punti», il piano Trump è «il migliore dall’inizio della guerra» e di fronte alla tragedia in Medio Oriente, dopo due anni di guerra, «nessuno è disposto a perdere l’opportunità», ha detto un funzionario di un Paese del Golfo coinvolto nei negoziati.

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