Sammy Basso, la morte e l’amore: «Non sappiamo di chi fosse innamorato. Dopo di lui un silenzio assordante»


Sammy Basso è morto il 5 ottobre 2024 a 28 anni. Era malato di progeria, una patologia genetica ultrarara che causa l’invecchiamento precoce. È stato la persona con progeria più longeva al mondo. Ha viaggiato sulla Route 66, è stato a Sanremo e oggi i suoi genitori Laura Lucchin e Amerigo Basso lo ricordano in un’intervista al Corriere della Sera: «A noi fa strano, ma tantissime persone ci ringraziano perché un video di Sammy ha cambiato la loro vita».
Un silenzio assordante
Con lui, raccontano, «si parlava, si scherzava e si rideva tutto il tempo, anche quando lavorava al pc sentivamo la sua energia. Questo silenzio per noi è assordante». Alla sua morte la madre Laura pensava di arrivare preparata, «ma è una stupidaggine. Quello che si prova quando accade è inimmaginabile». Poi raccontano delle sue lettere: Il giorno dopo che ci ha lasciato, Mauro, il suo fisioterapista e confidente, ci ha consegnato un pacchetto che ne conteneva 14: una in cui descriveva la cerimonia che avrebbe desiderato, una per noi, altre per gli amici e i colleghi ricercatori… Il contenuto lo stiamo scoprendo ora, perché alcuni dei destinatari hanno voluto condividere con noi qualche passaggio».
Le lettere del 2017
I genitori dicono che Sammy le aveva scritte nel 2017, prima di operarsi al cuore. «Hai il 50% di possibilità di sopravvivere, gli avevano detto i medici. Come tirare una moneta, testa o croce». Della morte il ragazzo parlava «anche perché negli anni aveva perso tanti amici con progeria. Diceva sempre: per fortuna che c’è la morte, altrimenti continuerei a rimandare a domani le cose che posso fare oggi». Era credente, ma la sua fede ha vacillato: «A 12 anni, quando ha iniziato la cura sperimentale a Boston, è entrato in crisi. Pensava che Dio l’avesse creato così perché aveva un progetto per lui; la ricerca di una cura, quindi, gli pareva contraria alla Sua volontà. Per un po’ si è considerato ateo, ma intanto si confrontava con i ricercatori e approfondiva le altre religioni: leggeva la Torah, imparava a memoria i versetti del Corano. Alla fine ha capito di essere profondamente cristiano».
Il corpo e l’amore
Per quanto riguarda il suo corpo, «si accettava per com’era e in questo l’ha aiutato la psicoterapia, che ha cominciato a quattro anni e non ha mai interrotto. Considerava il corpo come un mezzo per fare ciò che desiderava, la sua preoccupazione più grande era di non poter più camminare: dopo la quarta lussazione dell’anca il rischio c’era…». E ha raccontato «di essersi innamorato, non sappiamo di chi, ma di non essere riuscito a esprimere i suoi sentimenti in maniera esplicita. Forse perché aveva capito di non essere corrisposto. Con noi non parlava di queste cose, ma sicuramente ci pensava. Gli sarebbe piaciuto avere dei figli e costruirsi una famiglia, pur sapendo che non era semplice».
La cura per la progeria
L’associazione Aiprosab, che ha fondato con i genitori per trovare una cura per la progeria, sopravvive anche senza di lui: «Il lavoro continua: facciamo divulgazione e raccogliamo fondi per la ricerca. Ma non possiamo farlo come lui che era un biologo molecolare e di lavoro faceva il ricercatore: dobbiamo trovare il nostro modo. L’équipe di Boston con cui collaborava sta mettendo a punto una tecnica per intervenire sul Dna e neutralizzare la mutazione responsabile della progeria: in pratica, si corregge una singola lettera su 3,2 miliardi. Il progetto è partito da una patologia rarissima (una persona su 20 milioni, ndr ) ma è molto ambizioso, perché la stessa tecnica si potrà poi utilizzare per tutte le malattie genetiche. Sammy sapeva bene che per lui era troppo tardi, ma lo faceva per gli altri. Per il futuro».