«Mai una gioia»: lo stenografo rassegnato che si sfoga nel verbale della Camera

Più che un errore involontario, ha tutta l’aria di una disincantata forma di partecipazione. «Mai una gioia» quel modo di dire, diventato un’icona della rassegnazione, del nichilismo disfattista della società moderna, supera le chiacchiere da bar e compare in un resoconto stenografico della Camera dei deputati. Lo si legge sfogliando il testo che riporta – in teoria senza omissioni e senza aggiunte – tutto ciò che è stato detto e fatto in Aula. Il 30 settembre, durante la discussione sul decreto-legge Terra dei Fuochi, ecco che arriva la notazione a margine di un testo che introduce misure urgenti contro le attività illecite legate ai rifiuti e per la bonifica delle aree più colpite, in particolare in Campania.
La «Camera respinge», e lo sfogo

Il contesto è quello delle votazioni dei singoli emendamenti, un passaggio che il più delle volte può protrarsi per giorni. Si arriva alla votazione dell’emendamento numero 2.5, a firma di Sergio Costa, deputato dei 5 Stelle. «Dichiaro aperta la votazione», annuncia il presidente di turno della Camera. «Dichiaro chiusa la votazione. La Camera respinge». E qui, in un momento di distrazione lo stenografo, che ha il compito di trascrivere con la massima precisione e rapidità tutto ciò che viene detto, si lascia scappare il commento forse più sincero di tutta la giornata: «Mai una gioia».
L’ammissione: «Sono stato io»
A un giorno dalla pubblicazione del nostro articolo, si scopre che quel commento messo tra parentesi era in realtà un «grido di dolore», così lo ha definito, dello stesso vicepresidente della Camera, Sergio Costa. «Sono io l’autore della battuta, scappata a microfono aperto dopo la bocciatura di un mio emendamento. Il sistema informatico mi ha ‘beccato’ – ha fatto sapere – Il Mai una gioia era un mio ‘grido di dolore’ dopo quel fatto. Mi sono lasciato andare a un commento scherzoso, subito intercettato dal microfono collegato al trascrittore del parlato». A generare confusione, quelle parentesi attorno al “Mai una gioia”, che avevano fatto pensare a un’aggiunta tecnica dello stenografo (come accade spesso con indicazioni tipo “applausi” o “votazione in corso”) e non a parole pronunciate direttamente da uno dei presenti in Aula.
