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La soluzione green per le auto d’epoca: «Un nuovo propellente abbatte le emissioni»

06 Ottobre 2025 - 08:35 Alba Romano
alberto scuro auto d'epoca inquinamento green
alberto scuro auto d'epoca inquinamento green
Ex chirurgo vascolare, il 67enne Alberto Scuro è presidente dell'Automotoclub storico italiano. E ha importato dal Regno Unito un nuovo propellente, che abbatte le emissioni quasi completamente

Che si tratti di persone o di auto, Alberto Scuro non fa distinzione: parla sempre di paziente. Chirurgo vascolare in pensione, il 67enne ha trasformato la sua passione per le macchine d’epoca nella sua occupazione diventando il presidente dell’Automotoclub storico italiano (Asi). Un ambito che dall’esterno può sembrare stantio, ma che al contrario porta con sé grandi innovazioni. Tra queste la sfida di “curare”, appunto, le marmitte delle auto per diminuirne le emissioni fino all’80%. Per Scuro, grazie a un nuovissimo propellente made in England, la sfida è accettata e vinta.

Il capitale culturale delle auto e la soluzione “green”

La missione di Scuro, e dei 350mila iscritti all’Asi, è semplice: «Le auto d’epoca, belle come sono, rappresentano un fantastico complemento del paesaggio. I veicoli storici sono un capitale per tutti. Osteggiarli sarebbe un suicidio. Quando le nostre carovane attraversano paesini di montagna o sfilano lungo le costiere, la gente scende in strada a salutare e applaudire», ha spiegato al Corriere della Sera. Eppure il nodo dell’inquinamento c’è eccome: «Stiamo parlando di 500mila macchine, i calcoli dimostrano che l’inquinamento prodotto è irrilevante». Ma che si tratti di una piccola percentuale poco cambia: «Oggi buona parte delle nostre vetture d’epoca viaggia con propellente naturale ricavato da scarti vegetali. Non occorre neanche fare modifiche ai motori». Insomma, basta solo cambiare l’alimentazione per fare bene a sé stessi e all’ambiente.

La passione per le auto: «A 18 anni consumavo le gomme in un mese»

La passione per le auto d’epoca è questione di infanzia per Alberto Scuro: «Ricordo perfettamente quando mio nonno mi fece sedere per la prima volta su un’automobilina a pedali, tipo formula uno. Eravamo in un parco di Roma e stavo per debuttare in una gara con altri bambini. Risultato? Ho vinto». A diciott’anni, senza nemmeno perdere un secondo, la prima macchina: «In un mese ho consumato le gomme». Il primo grande acquisto dopo la laurea: «Mio nonno mi aveva regalato 5 milioni di lire. Io a quel punto ho venduto una Golf GTD e una BMW R80 GS, ho sommato il ricavato ai 5 milioni, e sono tornato a casa con una Maserati 3.5 GT Touring, una Aurelia B20 e una Mercedes Pagoda Spider. I miei genitori, furiosi, mi fecero rivendere tutto». 

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