«Mi hanno chiesto di attestare l’omosessualità con un certificato medico». Il caso del cittadino romano durante la prenotazione del vaccino Hpv


Bastava un’autodichiarazione, ma al telefono l’operatore ha chiesto un certificato medico che accertasse l’omosessualità. È il racconto di un cittadino romano, che ha cercato di prenotare gratis il vaccino contro il papilloma virus, come previsto dalle linee guida della Regione Lazio. «Volevo prenotare il vaccino per l’Hpv, essendo omosessuale sapevo già di essere tra le categorie individuate dalle linee guida sanitarie come a rischio, e quindi esentate dal pagamento del servizio», ha raccontato l’uomo a Fanpage. «La richiesta che ho ricevuto da chi mi ha risposto al telefono mi ha lasciato senza parole. Mi è stato richiesto di presentare un certificato rilasciato dal mio medico curante che attestasse il mio orientamento sessuale per accedere all’esenzione», spiega. «Sono rimasto sbalordito ed ho fatto presente che secondo la normativa, sarebbe bastata un’autodichiarazione per attestare l’appartenenza a una delle categorie esentate, senza necessità di ulteriori certificazioni».
La risposta dell’operatrice
Dopo che l’uomo ha fatto presente al telefono l’assurdità della richiesta, l’operatrice ha insistito dicendo che «sarebbe comunque preferibile una certificazione medica, poiché chiunque potrebbe autodichiarare di appartenere a una categoria a rischio, aggirando così il pagamento». Il sito della Regione Lazio specifica che tra le persone a rischio, e quindi esentate dal pagamento, ci sono «uomini che fanno sesso con uomini», ma che «l’hpv riguarda la salute di tutti». La gestione telefonica superficiale è stata raccontata dall’uomo, che ha ritenuto «inaccettabile e profondamente lesivo della dignità personale il fatto che venga richiesto un certificato medico che attesti l’orientamento sessuale di un cittadino, assimilando di fatto tale condizione a una patologia»
L’Asl avvia un’indagine interna
«Nell’esprimere solidarietà all’utente, precisiamo che da anni il servizio legato al numero verde contattato viene gestito in appalto da una società esterna», specifica l’Asl Roma 3 in un comunicato. «Ribadendo la nostra quotidiana operatività sempre tesa alla tutela della dignità della persona e contro ogni tipo di possibile discriminazione, abbiamo immediatamente avviato un’indagine conoscitiva interna convocando tutti i dipendenti che assicurano il servizio di risposta ai numeri della ASL per ricostruire cosa sia accaduto nella comunicazione tra gli operatori e l’utente stesso»