Bocciata per i voti bassi fa ricorso al Tar: «Non rappresentano la mia preparazione»


Una studentessa di un liceo economico sociale di Treviso è stata bocciata in terza superiore dopo il mancato recupero dei debiti in italiano e inglese. Non contenta del 5 in italiano e del suo 4 in inglese ha fatto ricorso al Tar, ma i giudici hanno confermato la bocciatura. Nel suo ricorso la giovane ha sostenuto che l’esito del recupero debiti non sarebbe stato rappresentativi della sua preparazione. E il consiglio di classe non avrebbe tenuto conto del profilo scolastico globale, senza attuare strategie di migliorante per l’alunna. Sulla vicenda, riportata oggi su Il Messaggero, il ministero dell’Istruzione si era costituito in giudizio. Ma alla fine, a dispetto della tesi sostenuta dalla famiglia della studentessa, il Tar ha respinto il ricorso.
I 6 nonostante i deficit e l’avviso ai genitori
Tra l’altro a giugno i docenti avevano presentato la studentessa con il 6, nonostante le insufficienze in matematica, storia e diritto. Nel corso dell’anno scolastico inoltre i docenti avevano avvisato i genitori della ragazza per la situazione «insufficiente in italiano e gravemente insufficiente in inglese e fisica a causa del metodo di studio, del comportamento e dell’impegno». Un appello a cui la famiglia ha risposto solo in parte, incontrando l’insegnante di fisica e più avanti di italiano. Mentre non ha mai incontrato quella d’inglese.
Cosa hanno rilevato i giudici
«La censura secondo cui i voti espressi in forma numerica non rispetterebbero la preparazione della studentessa così come descritta dai docenti non è fondata – spiega il Tar nella sua sentenza – più volte nel corso dell’anno la scuola ha segnalato alla famiglia la situazione critica della studentessa. In proposito, va tenuto anche presente che l’obbligo della scuola di comunicare ai genitori dello studente l’andamento scolastico può ritenersi adempiuto mediante il semplice inserimento dei voti nel cosiddetto registro elettronico». «Resta generica e non dimostrata la doglianza secondo cui il provvedimento di non ammissione sarebbe viziato perché non terrebbe conto del percorso scolastico complessivo – scrivono inoltre i giudici – da questo punto di vista, il ricorso difetta di elementi atti a dimostrare che il consiglio di classe avrebbe fatto cattivo uso della discrezionalità tecnica che gli compete».
«Gli altri docenti l’hanno valorizzata, dandole 6»
«Peraltro i docenti di storia, matematica e diritto sembrano avere valorizzato i progressi della studentessa avendola presentata allo scrutinio finale con il 6, nonostante una media non sufficiente. Inoltre, alla luce del costante permanere di criticità, testimoniate dalle comunicazioni della scuola alla famiglia, non sembra che il profilo scolastico globale della studentessa possa definirsi nel suo complesso positivo», spiega il Tar. «Non risulta che la studentessa o la sua famiglia abbiano mai rappresentato alla scuola alcuna inadeguatezza dei corsi di recupero attivati – conclude la sentenza – ferma restando l’ampia discrezionalità dei singoli istituti nell’organizzazione di tali iniziative».