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Julio Sergio e il figlio Enzo, morto di tumore a 15 anni: «Mi manca, ma ci rivedremo presto. Le sue ultime parole? Ora voglio riposare»

09 Ottobre 2025 - 12:58 Ugo Milano
julio sergio tumore figlio
julio sergio tumore figlio
In un’intervista al Corriere, l’ex portiere della Roma ha ripercorso la malattia del figlio: «È iniziato tutto con un mal di testa. Per mesi mi sono sentito in colpa, poi ho capito che alcune cose accadono e basta»

Julio Sergio piangeva da solo, di nascosto, perché di fronte al figlio Enzo voleva mostrarsi forte: «Non potevo permettermelo, ogni mattina mi alzavo con l’idea di dover trovare una soluzione, una cura per mio figlio». Una malattia che, mese dopo mese, ha consumato il giovane fino alla sua morte a 15 anni, lo scorso 27 luglio per un medulloblastoma. E che ha lasciato un vuoto incolmabile nella vita dell’ex portiere di Roma e Lecce: «Non ho mai mollato, non era un’opzione. Se lo avessi fatto, sarebbe crollato tutto. Ma ora Enzo non c’è e non ci sarà più. Ci rivedremo tra qualche anno».

La scoperta della malattia e le ultime parole: «Sono stanco, voglio riposare»

È un’intervista a cuore aperto, quella che l’ex numero 1 ha lasciato a Nicolò Franceschin del Corriere della Sera. «Mio figlio Enzo mi manca tutti i giorni. Abbiamo lottato ogni giorno e in ogni modo. Abbiamo anche vissuto momenti incredibili insieme», esordisce Julio Sergio. Tutto è iniziato nel 2020: «Aveva spesso mal di testa. Dopo molte visite e nessuna risposta, una pediatra ci aveva consigliato di fare una tomografia», racconta. «Ricordo bene quel giorno. L’esame era iniziato alle 5 di pomeriggio. Alle 8 di mattina del giorno successivo era già in sala operatoria per il suo primo intervento alla testa». Poi di settimana in settimana Enzo stava sempre peggio: «Un giorno ha chiamato me e sua mamma per parlarci: “Sono stanco, ho bisogno di riposare”. Era stanco, debole. La malattia si era aggravata. Se n’è andato per un’infiammazione ai polmoni durante l’ultima radioterapia».

Il video con Enzo e l’aiuto della fede: «Non tutto ha una spiegazione»

A fare il giro del mondo, e diffondere la storia della famiglia di Julio Sergio, era stato un video in cui l’ex portiere e il figlio Enzo si rasavano insieme i capelli: «Lui si arrabbiava ogni volta che doveva tagliare i capelli. Era un momento delicato, andava sempre in giro con un cappellino. Il video è stato anche un modo per dare sostegno a chi stava vivendo la stessa nostra situazione». Un processo lungo di avvicinamento a un destino che era purtroppo inevitabile: «Ho da tempo uno psicologo e da poco anche uno psichiatra. Senza il loro aiuto è dura reggere. E anche la fede mi ha aiutato tanto, a capire che non tutto deve avere una spiegazione».

I sensi di colpa e l’ultimo incontro con Neymar

Il percorso è stato durissimo per Enzo e per tutta la famiglia: «All’inizio mi domandavo per esempio se la separazione tra me e sua mamma potesse aver influito. Con il tempo ho capito che ci sono variabili che non puoi controllare, come la malattia. Arrivano e basta», racconta Julio Sergio. Il ricordo del figlio rimane però immacolato: «Non ha mai pianto, nonostante da anni non avesse una vita normale. Aveva smesso di svilupparsi fisicamente, non aveva più i capelli dietro alla testa. Pensava sempre agli altri. In una delle nostre chiacchierate gli avevo detto che sarei dovuto essere al suo posto. “No papà, tu devi pensare a mamma e a mia sorella”, la sua risposta». L’ultimo grande desiderio di Enzo è però riuscito a esaudirlo: «Prima di andarsene mi ha chiesto di incontrare Neymar. Per fortuna siamo riusciti a organizzare la visita». 

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