Leopoldo e Alvise Cobianchi: chi sono i due ex ultras arrestati per gli appalti di Cortina


Leopoldo e Alvise Cobianchi, figli di un importante immobiliarista romano, rispettivamente 38 e 36 anni, ex Irriducibili della Lazio e amici di Fabrizio Piscitelli in arte Diabolik. Sono loro che cercavano di conquistare gli appalti per i Giochi olimpici invernali di Milano – Cortina 2026. E per questo non avevano esitato a contattare e a minacciare persino l’assessore ampezzano Stefano Ghezze, che però non si è lasciato piegare. Prima lo spaccio di cocaina, poi le discoteche sulle Dolomiti, adesso l’inchiesta che ferma la loro scalata criminale.
Gli arresti
Un’ordinanza di custodia cautelare del Gip di Venezia ha decretato il carcere per Leopoldo e i domiciliari per Alvise. I due, cresciuti tra Balduina e Ponte Milvio a Roma, sono accusati di estorsione con il metodo mafioso. E le carte dell’accusa mostrano i loro modi. «So chi sei. Io non sono un delinquentello di Paese, sono il boss e questa cosa la risolviamo con le pistole», dice Leopoldo al comandante del nucleo operativo di Cortina Alessandro Bui durante una perquisizione domiciliare antidroga. Dove i militari trovano 40 grammi di cocaina e 25 mila euro in contanti. I due hanno anche incassato 40 mila euro dall’ex capo della curva Nord interista Andrea Beretta per lasciare in pace un imprenditore di Porto Cervo.
L’accusa
I due fratelli avvicinano Alec Mainago, collaboratore dell’assessore di Cortina, per costringerlo a organizzare un incontro con Ghezze. Che però dice all’assistente di «mandarli a quel paese». Sul cellulare di Leopoldo i pm hanno trovato i dettagli del piano criminale: «Avremo noi la governance operativa per la gestione delle opere. Dimmi poi cosa devo far rientrare in pancia ad ogni assegnazione». Poi Leopoldo segna altri appunti: «L’ampliamento della stazione, da 80 milioni». Sotto la voce «progetti da assegnare a noi», indica la bretella e «il villaggio olimpico da 20 milioni di euro». Il 12 marzo 2023 integra: «Dobbiamo iniziare subito un cantiere piccolo, da 6 milioni. Quando siamo stati chiamati siamo scesi in campo subito, ora ci aspettiamo la stessa cosa».
Le intercettazioni
Leopoldo e Alvise hanno cominciato come ultrà. Nel 2007 un’aggressione di Leopoldo con Paolo Signorelli a un tifoso dell’Olympiakos in trasferta a Roma. Poi il Daspo di cinque anni nel 2018. E il foglio di via da Cortina per il pestaggio di due clienti nel parcheggio dello “Chalet Le Tofane”. Dell’amicizia con Piscitelli e delle interazioni con gli ambienti criminali romani, i Cobianchi si fanno vanto. «Qui comandiamo noi, leggiti i report dell’Antimafia», dicono intercettati. Secondo le indagini miravano a monopolizzare la gestione degli eventi nei locali ampezzani, organizzando feste di Capodanno e apres-ski.
«Questa è Cortina, qui comandiamo noi»
In un’altra intercettazione dicono: «Questa è Cortina, qui comandiamo noi». Un complice, Daniele Mazzarella, ha ricevuto l’obbligo di firma in caserma. «Noi siamo qui da 20 anni e comandiamo il mercato», spiegava Alvise Cobianchi. Dove puntavano «alla governance operativa per la gestione delle opere del 2026» tramite perizie pilotate per i futuri appalti, l’intervento di «uno zio in Parlamento». E il contatto con l’assessore Stefano Ghezze. «Senza il nostro appoggio non stavi lì ‘ndo stai . Se quei favori non vengono da noi ricevuti allora c’è un problema», gli dicono. Ai responsabili dello Chalet Tofane, che volevano organizzare da soli il Capodanno gestito dai Cobianchi, arriva un altro messaggio: «No, siamo noi qui ora».