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Le grandi testate americane dichiarano la guerra al numero uno del Pentagono Hegseth. «Non firmiamo le nuove regole sulla stampa»

13 Ottobre 2025 - 22:23 Stefania Carboni
Pete Hegseth
Pete Hegseth
Dal Washington Post alla Cnn tutti si rifiutano ad aderire alle nuove normative per i cronisti nel dipartimento della Difesa. La Pentagon Press Association: «Così sono indebolite le tutele del Primo emendamento»

Il segretario alla Guerra americano, Pete Hegseth, ne ha combinata un’altra. Dopo la «Pete and Bobby Challenge» per i militari Usa e le macchine della verità a sorpresa per i funzionari del Pentagono ora a dichiarargli guerra sono le maggiori testate internazionali. I giornalisti del Washington Post, del New York Times, ma anche l’Atlantic, la Cnn e il Guardian, insieme alla rivista specializzata Breaking Defense, hanno annunciato che non accetteranno le nuove misure imposte sulla stampa dal dipartimento della Difesa. Nessuno firmerà il documento, in scadenza domani, che stabilisce nuove regole per i giornalisti del settore. Norme secondo cui gli inviati non possono ottenere o sollecitare alcuna notizia non esplicitamente autorizzata dal Pentagono. Se non firmano avranno 24 ore di tempo per consegnare le proprie credenziali stampa e lasciare il dipartimento.

«Indebolite le tutele del Primo emendamento»

Sulle nuove regole in casa Hegseth si è espressa anche la Pentagon Press Association, condannando la misura. «Le restrizioni proposte indeboliscono le tutele del Primo Emendamento, imponendo inutili vincoli alla raccolta e alla pubblicazione di informazioni», ha scritto Matt Murray, direttore esecutivo del Post. Per Richard Stevenson, caporedattore dell’ufficio di Washington del New York Times, le norme «limitano il modo in cui i giornalisti possono riferire sulle forze armate Usa finanziate annualmente con quasi mille miliardi di dollari di tasse dei contribuenti». «Il pubblico ha il diritto di sapere come operano il governo e le forze armate», ha detto il direttore dell’Atlantic, Jeffrey Goldberg, che all’inizio di quest’anno è stato aggiunto a una chat di gruppo di Signal che includeva anche Hegseth, creando il caso sulla diffusione un po’ libertina dei piani di guerra contro gli Houthi. In quel caso, nonostante il terremoto, Pete Hegseth rimase. E ad andarsene, stavolta, potrebbero esser le grandi firme del giornalismo americano.

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