Castel d’Azzano, tre fratelli fanno saltare in aria il casolare durante lo sgombero: morti tre carabinieri, oltre dieci feriti

Si chiamano Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello i tre carabinieri morti nell’esplosione che si è verificata in un casolare di Castel D’Azzano, durante uno sgombero, in provincia di Verona. Mentre sale a 19 il bilancio dei feriti, tra militari, agenti di polizia, un vigile del fuoco e due degli inquilini morosi. Secondo le prime informazioni, le forze di polizia erano intervenute per sgomberare l’abitazione, al cui interno c’erano tre persone, quando c’è stata la deflagrazione. L’intero casolare, di due piani, è crollato travolgendo i militari e gli agenti. I tre fratelli sono già noti per due episodi con la stessa dinamica – la casa saturata di gas – avvenuti un anno fa. Si tratta di Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, agricoltori e allevatori con problemi finanziari e ipotecari. Dei tre fratelli Franco è scappato ed è stato poi trovato e fermato poco lontano, Maria Luisa e Dino sono ricoverati ma non in pericolo di vita, e sono piantonati in stato di fermo all’ospedale. Intanto Giorgia Meloni ha chiesto al Consiglio dei ministri di rispettare un minuto di silenzio in memoria e in onore dei tre Carabinieri deceduti. Inoltre, per le tre vittime sono stati deliberati i funerali di Stato e sarà dichiarato il lutto nazionale nelle giornate di oggi e nel giorno delle esequie.
La casa satura di gas
Secondo fonti vicine agli inquirenti la casa era satura di gas e l’esplosione è stata innescata all’apertura della porta d’ingresso che ha investito le forze dell’ordine e i vigili del fuoco che stavano facendo irruzione. Lo sgombero era stato programmato da giorni dopo vari tentativi, ma non era mai andato a buon fine poiché i tre fratelli, sulla sessantina d’anni, minacciavano di farsi saltare in aria. Così sono stati fatti arrivare sul posto carabinieri dei Reparti speciali e agenti dell’Uopi, specializzati in azione antiterrorismo considerato il pericolo dell’intervento.
L’ipotesi di strage
«Stiamo valutando se effettivamente c’è strage, valuteranno i carabinieri al momento dell’arresto, sicuramente è un omicidio premeditato e volontario. Direi che almeno secondo noi non c’è dubbio», ha detto il procuratore capo di Verona Raffaele Tito al termine di un sopralluogo. «A settembre è stato pesantemente minacciato il professionista che è delegato alla vendita dell’immobile. E’ stato minacciato e noi avevamo, grazie ai carabinieri, delle fotografie di bottiglie Molotov sul tetto», ha dichiarato Tito. «Tempo fa la donna aveva minacciato di incendiarsi con dell’amuchina – ha proseguito – capire da persone di questo genere, se sono vere queste minacce o se sono false, è difficile». Un altro fratello, inoltre, «ha detto che si sarebbe fatto esplodere e quindi ho delegato una perquisizione per cercare di capire se effettivamente queste bottiglie erano vere oppure no». «L’innesco delle bombole a gas è stato fatto proprio con una bottiglia molotov, almeno così pare: è una delle ipotesi. Comunque sicuramente è un fatto volontario, questo non c’e’ dubbio», ha concluso il procuratore.
Chi sono i tre carabinieri morti
Appartenevano al Nucleo Radiomobile di Padova e alla Squadra operativa supporto del Battaglione mobile di Mestre (Venezia) i tre carabinieri morti nell’esplosione del casolare a Castel D’Azzano (Verona). Il Brigadiere Capo Qualifica Scelta Valerio Daprà era nato a Brescia 56 anni fa, aveva una compagna e un figlio di 26 anni. Si era arruolato nel 1988 ed apparteneva al Radiomobile di Padova, assieme al Carabiniere Scelto Davide Bernardello, di 36 anni, celibe, nato a Camposampiero (Padova) e arruolato nel 2014. Il Luogotenente Marco Piffari, 56enne, viveva in provincia di Padova. Era il comandante della Squadra Operativa Supporto del Battaglione Mobile di Mestre, arruolato nel 1987.
Chi sono gli accusati
«Non volevano abbandonare la casa ma c’era un ordine del giudice di eseguire lo sgombero. Quindi carabinieri e polizia di Stato vi hanno dato esecuzione», ha detto a Rainews24 Antonello Panuccio, vicesindaco di Castel d’Azzano. «In comune si conosceva la situazione della famiglia ed eravamo pronti ad accoglierli in qualche sistemazione provvisoria in strutture qui nella zona», ha poi aggiunto. «In realtà non erano soggetti fragili, non c’erano minori e nemmeno anziani». Confermando quanto si era appreso inizialmente, il vicesindaco ha spiegato che si tratta di «agricoltori che coltivavano i campi, che purtroppo sembra siano stati coinvolti in fatti criminosi e hanno dovuto subire l’esecuzione forzata del recupero del credito sulla casa, che era uno dei pochi beni che avevano».
Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi
Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi prima in ottobre, e poi il 24 novembre del 2024 si erano opposti all’arrivo dell’ufficiale giudiziario aprendo una bombola di gas. Maria Luisa e Franco erano anche saliti sul tetto. Sul posto erano arrivati i vigili del fuoco, carabinieri e polizia locale, che dopo una mediazione avevano evitato il peggio. Dino Ramponi è nato il 14/10/1962 a Verona. Franco è nato il 20/03/1960 a Verona . Maria Luisa è nata il 15/07/1966 a Verona. Franco Ramponi è titolare della ditta individuale “Ramponi Franco” con sede in via Ramponi 39. Secondo Ateco è dedita alla coltivazione di cereali, legumi da granella e semi oleosi, escluso il riso.
Bombole di gas e molotov
Alcune bombole di gas e quel che resta di molotov sono state rinvenute nella casa colonica esplosa a Castel d’Azzano, nel veronese. I vigili del fuoco hanno recuperato 5 bombole che erano state collocate in più stanze della casa. e ora si trovano accatastate sul cortile. La casa era satura di gas fatto uscire, si presume, da più bombole vista la potente deflagrazione che ha fatto crollare lo stabile. Ad innescare la miccia sarebbe stata la donna, mentre i due fratelli si sarebbero trovati in una sorta di cantina e non in una stalla come si era appreso in un primo momento. Tutti e tre si erano barricati in casa.
La ricostruzione
La prima ricostruzione dice che i tre fratelli si sono barricati in casa e dopo vari tentativi di farli uscire, sono entrati in azione le forze dell’ordine. Alcuni sono saliti sul tetto per calarsi nello stabile dall’alto, mentre altri si sono diretti all’ingresso per procedere all’irruzione. Giunti sull’uscio è stato sentito un forte odore di gas provenire dall’interno, quasi sicuramente fatto uscire da una o più bombole, e quando è stata aperta la porta d’ingresso si è sentita una forte esplosione che ha investito carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco.
October 14, 2025
Tre militari sono morti e oltre una decina degli intervenuti sono rimasti feriti, alcuni anche sotto le macerie. L’abitazione è stata avvolta dalle fiamme, mentre sono scattati i soccorsi del resto degli uomini presenti sul posto, tra cui personale medico con alcune ambulanze. La donna, ferita, è stata bloccata, mentre i due fratelli che, pare avessero trovato rifugio nella stalla, hanno tentato di fuggire: uno è stato arrestato, mentre il secondo è riuscito a fuggire per i campi.
Il cordoglio del ministro Piantedosi
«Era un’operazione congiunta di Polizia, al momento dell’accesso dell’appartamento i testimoni raccontano di aver sentito odore di gas e qualche istante dopo c’è stata l’esplosione», ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a Uno Mattina. Secondo il responsabile del Viminale è una tragedia che «segna la difficoltà, la complessità, la potenziale pericolosità di questo lavoro. Dietro certe operazioni si celano delle insidie anche perché si ha a che fare con persone di difficile collocazione. È possibile che qualcuno dall’interno abbia attivato una bombola di gas creando i presupposti per la deflagrazione. Le due persone titolari dell’appartamento si sarebbero allontanate, una delle due – una donna – sarebbe ferita». Tre carabinieri morti e diversi altri operatori di polizia feriti, «un bilancio terribile, molto doloroso, drammatico», ha detto Piantedosi.
Zaia proclama il lutto regionale
Il presidente del Veneto Luca Zaia ha decretato tre giorni di lutto regionale per la morte dei tre carabinieri e un’ulteriore giornata di lutto è prevista nella giornata in cui si svolgeranno i funerali dei militari. Zaia ha dato disposizione di esporre bandiere a mezz’asta in tutte le sedi istituzionali della Regione, agli uffici e alle scuole. «Quella di Castel D’Azzano è una tragedia, ma non è un fatto imprevedibile. Ogni carabiniere, ogni giorno, sa che potrà accadere. È consapevole che il suo senso del dovere potrebbe portarlo fino all’estremo sacrificio. Questo vuol dire essere un carabiniere». Così Vincenzo Romeo, segretario generale di Pianeta Sindacale Carabinieri. «Oggi – prosegue Romeo – è il giorno del dolore e del silenzio, e chiediamo a tutti i politici che in queste ore esprimono la loro vicinanza, di operare domani, dimostrando con i fatti il loro sostegno, con provvedimenti che aspettiamo da anni e che ancora non si vedono. Altrimenti resteranno solo parole».
Comandante Carabinieri: «Mai così tante perdite da Nassiriya»
Sull’accaduto si è espresso anche il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, Salvatore Luongo, che si è recato a Verona per visitare i feriti nell’esplosione dell’abitazione. «Non abbiamo così tante perdite dalla strage del Pilastro e da Nassiriya. Ci sono tre morti e circa 13 feriti, è qualcosa che pesa sull’organizzazione, ma noi siamo abituati a vedere sempre avanti e a svolgere il nostro servizio nello stesso modo», ha detto. Luongo ha poi parlato di «una tragedia che ha colpito l’Arma e il Paese. Dobbiamo prima di tutto pensare ai familiari di questi tre Carabinieri che oggi stanno vivendo il dolore di questa perdita».
