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Milano e l’Ambrogino alla Flotilla, Feltri e Bernardini de Pace: «Allora restituiamo il nostro»

15 Ottobre 2025 - 08:01 Alba Romano
giuseppe sala vittorio feltri annamaria bernardini de pace flotilla ambrogino d'oro milano
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La legale: «Cosa c'entrano questi attivisti con noi?». Il giornalista: «Sala faccia pure ma...»

«Se verrà assegnato l’Ambrogino d’oro alla Flotilla, restituirò pubblicamente il mio». A dirlo è l’avvocata Annamaria Bernardini de Pace al Giornale. Mentre anche Vittorio Feltri annuncia che vuole restituirlo. La legale parla con Il Giornale: «L’Ambrogino d’oro da sempre rappresenta il riconoscimento a persone meritevoli, di spicco che hanno contribuito a rendere grande Milano. Mi spiega cosa di meritevole abbia la sceneggiata politica della Flotilla?».

La Flotilla, l’Ambrogino e Milano

Bernardini de Pace dice che non era una spedizione: «Parliamo di un gruppo di attivisti che non avendo un lavoro, non avendo niente da fare si infilano dentro qualche manifestazione. È la rappresentazione plastica della sinistra di oggi». E ancora: «La “Palestineide” è una moda tipica dei radical chic. Una moda alla quale si attaccano tutti i ragazzi che non hanno niente da fare e che invece di studiare occupano la scuola». E quindi: «Ma premiati per cosa? Oltretutto un conferimento previsto nei giorni in cui si terrà l’inaugurazione della Scala di Milano che sappiamo quanto forte possa simbolicamente rappresentare per questa città. Cosa c’entrano questi attivisti inutili con Milano? Soprattutto cosa c’entra Milano con la Flotilla? Una follia anche solo pensarlo».

Feltri e Bernardini de Pace

Anche Feltri pubblica un intervento sul quotidiano: «I quaranta italiani imbarcati in quell’avventura non hanno mai chiesto la liberazione degli ostaggi: consideravano quella richiesta una provocazione, perché ricordava troppo il 7 ottobre, la mattanza degli ebrei. Preferivano l’agit-prop, le dirette social e gli applausi del pubblico di Repubblica. Tornati in patria, i loro amici hanno messo a soqquadro le città, ferito cinquanta agenti, bloccato treni e tangenziali. Altro che missione di pace: scenografia per un paio d’ore di gloria. Ora il Comune di Milano pensa di premiarli».

Lo restituiremo

E conclude: «Io ricevetti l’Ambrogino nel 2006, con immensa gioia. Una gioia che si trasformerebbe in onta se lo conservassi dopo che gliel’hanno venduta, l’anima. Perché Milano non è mai stata neutrale fra chi salva vite e chi le usa come bandiere. Premiare i simpatizzanti – più o meno consapevoli – dei boia del 7 ottobre sarebbe uno sfregio alla memoria civile della città e al suo umanesimo laico. Altro che pluralismo di idee: sarebbe il trionfo dell’ipocrisia, l’ennesima carezza ai finti pacifisti che odiano in nome dell’amore. Consegni pure, Sala, i suoi Ambrogini alle comparsate mediatiche. Noi, il nostro, lo restituiremo. E insieme restituiremo a Milano speriamo – la dignità che merita».

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