Va in ospedale, ma i medici non si accorgono del tumore al colon: un anno dopo muore. Maxi risarcimento da 2,5 milioni di euro alla famiglia


La Corte d’Appello di Firenze ha condannato l’Asl Toscana Nord Ovest a risarcire circa 2,5 milioni di euro la famiglia di un uomo di 60 anni morto nel 2007 a causa di una diagnosi errata. Secondo i giudici, la mancata diagnosi di un tumore al colon da parte dell’ospedale Felice Lotti di Pontedera avrebbe avuto un ruolo determinante nel decesso del paziente. La somma comprende danni morali e materiali, oltre alle spese legali, e sarà corrisposta ai familiari nonostante il ricorso presentato dall’azienda sanitaria in Cassazione.
La storia
Il caso – come ricostruisce Il Corriere della Sera – nasce nel 2005, quando l’uomo, residente nel Pisano, inizia a lamentare problemi di anemia e disturbi emorroidari. Il medico curante, sospettando una possibile patologia intestinale, dispone una colonscopia, eseguita nel maggio 2006 all’ospedale Lotti. L’esame risulta negativo, ma secondo quanto ricostruito nella sentenza d’appello l’indagine diagnostica sarebbe stata eseguita solo parzialmente: non viene infatti ispezionato il colon destro, proprio la zona in cui successivamente verrà individuata la massa tumorale. Dimesso con esito ritenuto nella norma, il paziente torna a casa, ma le sue condizioni continuano a peggiorare.
La scoperta del tumore
Nel settembre 2007 il 60enne viene nuovamente ricoverato e, solo allora, viene scoperto il tumore ormai in fase avanzata e con metastasi. Inutili l’intervento chirurgico e il successivo ciclo di chemioterapia: l’uomo muore nel novembre dello stesso anno. La famiglia avvia quindi un’azione legale nei confronti dell’Asl, dei medici e della struttura ospedaliera, ma il Tribunale di Pisa respinge le richieste in primo grado. La svolta arriva con la sentenza di secondo grado, che riconoscono la responsabilità medica nella gestione del caso clinico. Secondo la Corte, una diagnosi tempestiva avrebbe consentito cure meno invasive, «evitando, più probabilmente che no, anche la chemioterapia» e alterando significativamente la prognosi. Alle somme stabilite vengono aggiunti anche gli interessi maturati dalla data della morte, avvenuta 18 anni fa. Nonostante l’Asl abbia fatto ricorso in Cassazione, la richiesta di sospendere l’esecutività della sentenza viene respinta: il risarcimento alla famiglia quindi dovrà essere versato nei prossimi giorni.