I tre docenti sotto accusa dopo il suicidio di Paolo Mendico per bullismo. Gli ispettori del ministero a scuola: scattano le sanzioni disciplinari


Sono in tutto tre i docenti a rischio contestazioni disciplinari per il suicidio di Paolo Mendico, il 14enne che lo scorso settembre si è tolto la vita a Santi Cosma e Damiano, in provincia di Latina, a causa di presunti episodi di bullismo. È questo il primo esito del lavoro degli ispettori del ministero dell’Istruzione e del Merito, inviati dal ministro Giuseppe Valditara, che hanno concluso gli accertamenti avviati presso l’Istituto tecnico industriale “Antonio Pacinotti” di Fondi, sede distaccata di Santi Cosma e Damiano, ultima scuola frequentata dal ragazzo. Il rapporto è stato trasmesso al direttore dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio (Usr). E alcune contestazioni disciplinari, secondo quanto trapela, sarebbero già state avviate dall’Usr. Tuttavia, va precisato, non è stato ancora individuato alcun colpevole e non sono state formulate le singole accuse agli insegnati.
I dubbi sull’intervento dei docenti
Le ispezioni del ministero avrebbero, però, confermato l’esistenza di episodi di bullismo ai danni di Paolo. Conferma che si allinea alla versione che la famiglia del ragazzo ha ipotizzato fin dall’inizio. Nel dossier del dicastero di Valditara, infatti, si ipotizzerebbe che i tre membri del personale scolastico – che lavorano tra la sede centrale e quella distaccata – non avrebbero adottato misure adeguate per prevenire o fermare le vessazioni ai danni del 14enne.
Le inchieste giudiziarie
Parallelamente al lavoro del ministero, sul suicidio del 14enne sono tuttora aperti due fascicoli di inchiesta: da un lato, la procura per i minorenni di Roma sta valutando la posizione di alcuni compagni di classe ritenuti possibili responsabili degli atti di bullismo, dall’altro, la procura di Cassino indaga sul comportamento degli adulti coinvolti nel caso (dirigenti scolastici, docenti e personale amministrativo) per verificare se possano emergere omissioni o responsabilità penali. In quest’ultimo filone potrebbe rientrare anche la posizione dei tre docenti, qualora fosse accertata la mancata segnalazione di episodi configurabili come reato avvenuti all’interno dell’istituto.
Le versioni della famiglia e della scuola
Per la famiglia, il suicidio del giovane Paolo è stato fin da subito causato dagli anni di bullismo subito a scuola. In una lettera al ministro Valditara, il fratello ha denunciato insulti, umiliazioni e violenze fisiche subite dall’adolescente fin dalle elementari, culminate durante il primo anno al Pacinotti, dove per altro sono stati trovati disegni offensivi con il suo nome e messaggi intimidatori sui gruppi di chat scolastiche. La famiglia accusa la scuola di non aver preso provvedimenti nonostante fosse a conoscenza della situazione, mentre la dirigenza ha sempre negato episodi di bullismo strutturato e ha riferito di non aver «mai ricevuto denunce formali». Gli investigatori stanno ora analizzando cellulari e chat degli studenti per accertare eventuali responsabilità penali o disciplinari.