Furto al Louvre, il valore dei gioielli rubati è di 88 milioni di euro. L’ipotesi della soffiata di un dipendente e le accuse sulla qualità delle teche


88 milioni di euro. È questo il valore stimato dei gioielli rubati al museo del Louvre di Parigi la scorsa domenica, 19 ottobre. Secondo quanto ricostruito finora, gli autori del colpo hanno usato un montacarichi che potrebbe essere stato rubato qualche giorno prima da un privato nel comune di Louvres, a nord-ovest di Parigi. L’uomo stava tentando di vendere il macchinario su una piattaforma online, ma durante l’incontro con un potenziale acquirente sarebbe stato aggredito da un gruppo di sconosciuti che gli hanno sottratto il montacarichi, per poi sparire senza lasciare tracce. La vittima aveva denunciato subito l’aggressione alla gendarmeria
Il Louvre respinge le accuse sulle teche «poco sicure»
Nel frattempo, il Louvre ci tiene a respingere le polemiche e difende le nuove teche installate nel dicembre 2019 nella Galerie d’Apollon, considerate un progresso in termini di sicurezza rispetto ai vecchi sistemi ormai obsoleti. «Le teche rappresentano un notevole progresso in termini di sicurezza», ha dichiarato la direzione del museo a France Presse, replicando a chi ha sostenuto in questi giorni sui medie che quelle nuove sarebbero state più fragili. La ministra della Cultura, Rachida Dati, interrogata in Assemblée Nationale, ha confermato che «il dispositivo di sicurezza del Louvre ha funzionato» e che «ognuno si assumerà le sue responsabilità». Secondo il Canard Enchainé, il furto sarebbe stato evitabile con le vecchie teche blindate degli anni Cinquanta, capaci di scomparire all’interno di una cassaforte in caso di allerta. La direzione del Louvre ribatte che quei sistemi, invece, erano ormai non più operativi e presentavano rischi per le opere. Le tre nuove teche danneggiate dai ladri «dispongono di tutte le garanzie necessarie», precisano.
Il valore dei gioielli e l’ipotesi della soffiata di un dipendente
Secondo molti esperti, i valore dei gioielli è considerato inestimabile e non commerciabile, nemmeno sul mercato nero. «Nessun mercante d’arte o museo li acquisterebbe, perché la loro provenienza è nota», ha dichiarato Marina Rosa, già coordinatrice del Comitato nazionale per il bicentenario di Napoleone I. Tuttavia, ora la procuratrice Laure Beccuau ha parlato di un valore stimato di 88 milioni di euro. Nel frattempo, il furto continua a essere oggetto di indagini approfondite delle autorità francesi. E tra le varie ipotesi, c’è anche quella di una «soffiata» da parte di un possibile «dipendente infedele» o di qualcuno «che è stato licenziato e vuole vendicarsi».