Mediapart, il giornale che ha mandato in galera Sarkozy: «È come il capo di un clan»


Mediapart è il giornale online che per primo rivelò lo scandalo dei soldi della Libia a Nicolas Sarkozy, più di dieci anni fa. Il fondatore Edwy Plenel parla oggi con Il Fatto Quotidiano della sentenza che ha mandato in galera l’ex presidente della Francia. Per lui si tratta di «una doppia vittoria: per la libertà di stampa e per l’indipendenza della giustizia. Senza l’inchiesta a lungo termine di Mediapart, iniziata con le nostre prime rivelazioni nel 2011, la Francia non saprebbe nulla».
La rivelazione
Plenel dice che la giustizia «ha fatto proprie le nostre rivelazioni. Non si tratta ovviamente di una sentenza di parte. Ma di quella di magistrati indipendenti. Tutti i magistrati che hanno avuto modo di conoscere il caso, poiché Sarkozy e i suoi avvocati hanno potuto utilizzare tutti i mezzi di ricorso. In totale, sono stati circa un centinaio i magistrati che hanno avuto modo di conoscere il caso. Con 25 procedimenti d’appello e 12 decisioni in Cassazione».
Eppure la sua è una riflessione amara: «Purtroppo è anche lo spettacolo di una sconfitta. Abbiamo il sostegno dell’opinione pubblica, come dimostra il successo di Mediapart che, dalla sua creazione nel 2008, vive solo di abbonamenti con una redditività eccezionale (superando i 250 mila sottoscrittori, ndr). Ma con i magistrati ci troviamo di fronte a una coalizione politica, economica e mediatica che si mobilita attorno a Sarkozy come se il suo destino fosse il loro, per paura di perdere i propri privilegi».
L’incarcerazione
Secondo il fondatore di Mediapart «lo spettacolo mediatico intorno alla sua incarcerazione, che non tiene conto dei fatti stessi, così come il sostegno di cui gode ai più alti livelli dello Stato – il ministro della Giustizia gli fa visita in prigione, il presidente della Repubblica lo ha ricevuto prima che entrasse in carcere – testimoniano una profonda corruzione del dibattito e dello spirito pubblico in Francia. Stiamo assistendo a un ritorno ai privilegi della monarchia, come se la sorte di Sarkozy fosse un crimine di lesa maestà».
Sarkozy come il capo di un clan mafioso
Plenes dice che «Sarkozy si comporta come il capo di un clan mafioso, unito dall’appetito di potere, dalla sete di denaro e dal desiderio di impunità. Non è stato però condannato per mafia: ma ha messo in mostra la mafiosizzazione della politica francese. Si tratta di quella ‘mafia alta’ di cui parla Roberto Scarpinato e che permette a Sarkozy di aggirare la ‘vergogna sociale’ grazie alla complicità istituzionale del presidente Macron e dei media».
La corruzione
E conclude: «In Francia le forze politiche vivono l’ossessione elettorale e presidenziale e per questo hanno mire egemoniche sulla società civile rifiutando di organizzarla al suo interno. Ci serve invece una mobilitazione sociale indipendente e forte contro la corruzione, per dei valori morali ed etici, per una giustizia indipendente, per la democrazia. Servirebbe un appello in tal senso da parte delle forze politiche e sindacali, non è un compito di Mediapart».