Germania, oltre mille gru vittime dell’influenza aviaria: paura per i pollai, già iniziati gli abbattimenti

Un’influenza aviaria di rara violenza ha colpito la Germania e sono centinaia le gru – apparentemente più colpite di oche e anatre – che in questi giorni stanno morendo, cadendo letteralmente dal cielo. Il fenomeno è cominciato lo scorso 13 ottobre, quando le analisi hanno confermato il primo caso, ma da lì in poi la moria non ha fatto che aumentare e oggi sarebbero oltre 1.000 gli esemplari morti per questa causa. Brandeburgo, Turingia, Sassonia-Anhalt e Meclemburgo-Pomerania Anteriore sono le regioni più colpite, ma con la diffusione nei pollai si teme ora per le ricadute economiche sulla filiera. Per il momento non sembra invece che ci siano rischi di una trasmissione agli esseri umani.
L’abbattimento degli animali
L’aviaria di fatto è già arrivata a pollame e tacchini e anche i primi abbattimenti sono partiti. In Brandeburgo, la positività al virus H5N1 di due aziende avicole, una di tacchini e una di anatre, ha costretto all’abbattimento di 9.000 animali, mentre in Meclemburgo-Pomerania due allevamenti hanno eliminato rispettivamente 55 mila e 93 mila galline ovaiole. Oltre all’abbattimento, le aziende colpite devono adottare rigorose misure di sicurezza: un perimetro di protezione di 3 km e uno di sorveglianza di 10 km, a cui si aggiungono il divieto per gli animali di uscire dai ricoveri e il monitoraggio e la segnalazione di tutti i volatili alle autorità competenti.
L’allerta in Europa e i rischi per l’uomo
L’epidemia tedesca è solo l’apice di una diffusione più ampia, che sta coinvolgendo diversi Paesi europei. Da agosto a metà ottobre 2025 sono stati registrati 56 focolai di influenza aviaria in 10 Paesi dell’Unione europea, oltre al Regno Unito. Mai, negli ultimi dieci anni, un’infezione si era diffusa così presto in così tanti Stati. Polonia, Spagna e Germania sono tra i Paesi più colpiti in questa fase iniziale. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il rischio per la popolazione generale rimane basso: i casi umani sono rari e legati a contatti stretti con animali infetti. L’attenzione però resta alta, perché il virus ha già dimostrato in altre occasioni la capacità di passare ai mammiferi.
