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Quei Gringos dei Selton: «La nostra storia è fatta di piccoli miracoli e persone che ci credono» – L’intervista

26 Ottobre 2025 - 11:03 Gabriele Fazio
Il volume 2 di Gringo, ultimo lavoro dei Selton, rappresenta certamente per la band brasiliana ma di adozione italiana un punto e a capo. Il respiro del disco è maturo e internazionale, si usano diverse lingue, i brani vibrano di tanti diversi colori, di una nuova consapevolezza.

Il volume 2 di Gringo, ultimo lavoro dei Selton, rappresenta certamente per la band brasiliana, ma di adozione italiana, un punto e a capo. Il respiro del disco è maturo e internazionale, si usano diverse lingue, i brani vibrano di tanti diversi colori, di una nuova consapevolezza. Come se tutto ciò che fino ad oggi, dagli ormai lontani tempi della felicissima stagione dell’indie, quella che li ha regalati al pubblico italiano, sembrava accennato, oggi esplodesse.

Forti di una condizione geografica del tutto particolare, totalmente fuori dagli schemi che conosciamo: una band di brasiliani che si fanno conoscere per le strade di Barcelona ma vengono messi sotto contratto da un’etichetta italiana e qui trovano la loro fortuna, senza mai abbandonare quel tocco delicato che li lega alla loro terra d’origine dove hanno coltivato una nicchia di pubblico ma sono amatissimi dalla critica. «La nostra – spiegano a Open – ormai è una condanna, perché ormai ci sentiamo “gringos” sia qua che quando torniamo in Brasile. Una sensazione stranissima, perché ci sentiamo a casa ovviamente quando siamo lì, però dall’altra parte la nostra vita adulta l’abbiamo costruita qua in Italia. Quindi sì, siamo a casa, ma non totalmente, siamo sempre un po’ spaesati in qualche modo, no?»

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