Torre dei Conti, il salvataggio e la corsa in ospedale. Il racconto del soccorritore di Octay Stroici: «Per ogni pietra che toglievamo gliene cadevano due addosso»

«Ripeteva che gli facevano male le gambe, poi ci chiedeva acqua. È stato terribile, una sofferenza». Gianmarco Santucci, vigile del fuoco del reparto Usar, la squadra specializzata nelle operazioni di ricerca e soccorso urbano, racconta le ore drammatiche trascorse alla Torre dei Conti, a Roma, all’indomani del doppio crollo nella zona dei Fori Imperiali. Santucci ha soccorso Octay Stroici, l’operaio rimasto sepolto per undici ore dopo il crollo, ma morto poco dopo il ricovero al policlinico Umberto I. «Lo abbiamo estratto al volo, scavando a mano, togliendo le macerie una a una: per ogni pietra che toglievamo gliene ricadevano altre due addosso», racconta Santucci a Salvatore Giuffrida de La Repubblica. Sul caso, la procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine con le ipotesi di reato di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni personali.
Il racconto del vigile del fuoco
«È stata una delle operazioni più delicate e complesse a cui ho partecipato. Tutta la torre poteva crollare da un momento all’altro», confessa il soccorritore. L’operaio era rimasto incastrato sulla volta delle scale, schiacciato da una palanca e immobilizzato dalla cintura in giù. Solo un piccolo spazio tra le macerie gli consentiva di respirare. «Entravamo a turno da una finestra, parlavamo con lui per tenerlo calmo. Diceva che non sentiva più le ginocchia, che gli facevano male le gambe. Chiedeva soltanto acqua». L’intervento è durato ore interminabili, condotto quasi interamente a mano. «Potevamo usare solo in minima parte l’elephant». Cioè un attrezzo specializzato per la bonifica e la rimozione di detriti che, grazie a un grosso tubo estensibile, simile appunto alla proboscide di un elefante, riesce ad aspirare le macerie.
«Pietre e calcinacci tolti a mano»
«Tutto il resto lo abbiamo fatto tutto a mano togliendo pietre e calcinacci». Quando finalmente sono riusciti a liberarlo, il rischio di nuovi crolli era altissimo. «Quando siamo riusciti a estrarlo lo abbiamo messo su un telo, perché lo dovevamo portare via subito. Sfilarlo di peso in caso di un ulteriore crollo. Non c’era tempo di metterlo in barella: lo scenario era estremamente insicuro. La torre poteva venire giù da un momento all’altro», ricorda il soccorritore. Pochi minuti dopo, le immagini della diretta hanno mostrato Stroici vivo, mentre veniva caricato in ambulanza. Ma la speranza si è poi spenta in ospedale.
