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Moncalieri, la spedizione punitiva fermata dalla madre della vittima: «Vogliamo giustizia, non vendetta»

05 Novembre 2025 - 06:15 Alba Romano
baby gang halloween moncalieri
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L'altroieri 40 ragazzi sono tornati sotto casa di uno degli accusati

La madre del 15enne che ha raccontato di essere stato sequestrato e torturato ad Halloween chiede giustizia e non vendetta. Dopo la spedizione punitiva organizzata l’altroieri a Moncalieri contro i tre aggressori lei e il 15enne sono stati travolti dall’affetto della piazza. Anche se qualcuno vuole ancora andare a «prendere» il 14enne e il 15enne, i due principali indagati (con una 16enne) per la tortura in un appartamento di Torino. «La giustizia arriverà, continuo a sperarci e confido nelle indagini dei carabinieri. Adesso i ragazzi devono fermarsi. A quei due penserà la legge, non abbiamo bisogno di vendicarci», ha detto la madre.

Il ragazzino

Il 15enne era presente alla manifestazione. «Sembra un duro perché gli piace apparire così, ma ha gli occhi spenti ed è sotto choc. È stato rovinato a vita, i danni fisici passeranno ma ci sono conseguenze che resteranno impresse per sempre. Adesso lo stiamo aiutando a non sentirsi una persona diversa dagli altri, non deve percepirsi vittima di abusi. Ma non è facile», racconta la madre. A chi gli sta vicino rivela: «Lo hanno filmato mentre subiva abusi sessuali». La Procura per i Minori indaga per sequestro di persona, violenza privata e violenza sessuale. Di quest’ultima non c’era traccia nella prima denuncia.

La vergogna per gli abusi

«Si è vergognato a dirmelo subito, me l’ha raccontato dopo. Si è fidato di quei ragazzi. Lui pensa che siano tutti “migliori amici”, fatica a individuare il confine tra la bontà e il male perché non ha malizia. In generale tende a fidarsi di tutti. Mi sarei aspettata almeno un messaggio dai loro genitori: nulla. Ora Giacomo (nome di fantasia, ndr) vorrebbe tornare a scuola e stare con i suoi compagni, giovedì ci piacerebbe fare un tentativo», spiega la madre al Corriere.

I 40 in monopattino

Dopo la serata una quarantina di ragazzi torna sotto casa di uno degli indagati. Bollato come un traditore: «Torneremo, prima o poi uscirà e gliela faremo pagare». Insultano anche la madre del ragazzo. «Era un nostro amico — insiste Alan —. Avremmo dovuto sistemarlo prima». I carabinieri blindano la palazzina e dopo una ventina di minuti di minacce tutti si allontanano. «La famiglia è consapevole che la vicenda necessita di un approfondimento. I genitori sono disponibili a individuare le criticità che hanno portato loro figlio a essere coinvolto in questa vicenda e ad accogliere i consigli degli esperti», commentano gli avvocati Antonio Vallone e Agostino Ferramosca, che assistono il più giovane del gruppo.

La 16enne

Anche la ragazza di 16 anni si difende: «Mi assumo le mie responsabilità per non aver agito. Ma sono arrivata dopo e non ho visto nessuna minaccia: Giacomo non è stato obbligato a fare nulla, aveva il telefono e poteva andarsene». La procura cerca la verità nei video girati quella notte, che sarebbero stati cancellati e che ora cerca di recuperare.

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