Pestaggio a Capena, i tre giovani arrestati per la morte del giostraio Stefano Cena erano collaboratori del fratello della vittima

Tre giovani, due di 19 e uno di 24 anni, sono stati arrestati dai carabinieri della compagnia di Monterotondo per l’omicidio di Stefano Luigi Cena, il giostraio di Capena (Roma) aggredito il 5 ottobre alla Festa dell’Uva e deceduto il 14. L’accusa per i tre indagati, tutti italiani, è di omicidio volontario aggravato, commesso con altre persone ancora da identificare. Per loro il gip ha disposto la misura della custodia cautelare in carcere, eseguita questa mattina. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la violenza sarebbe scaturita da una discussione, nel pomeriggio di quello stesso giorno, tra la vittima e uno degli aggressori. Nel corso della serata la situazione è poi degenerata in una rissa, che ha coinvolto altri giovani e anche la famiglia della vittima.
La dinamica dell’aggressione
Secondo le indagini condotte dai carabinieri, il 65enne Stefano Cena sarebbe stato circondato e colpito ripetutamente da un gruppo di giovani tra cui gli attuali tre indagati, collaboratori presso la giostra del fratello della vittima. Questa vicinanza aveva fatto nascere fra gli abitanti di Capena il sospetto che dietro all’aggressione ci fosse una faida familiare, ma questa ipotesi non è stata ancora confermata. Cena era riuscito ad allontanarsi dopo le prime percosse subite, ma notando la moglie in pericolo era tornato nella mischia per soccorrerla. Una nuova aggressione contro di lui è stata la causa delle gravi ferite che, dopo alcuni giorni di coma, gli sono state fatali. I giovani si sono accaniti anche contro il figlio della vittima, salvato solo dall’intervento dei carabinieri.
Le indagini
L’attività di indagine, condotta dai carabinieri della stazione di Capena e della sezione operativa della compagnia di Monterotondo, ha consentito di ricostruire l’esatta dinamica di quanto avvenuto. Le indagini, sviluppate mediante l’utilizzo di strumentazione tecnica (tra cui sistemi di videosorveglianza e analisi telefoniche) e attraverso le testimonianze raccolte sul posto, hanno permesso di identificare e arrestare almeno alcuni dei presunti responsabili. I tre sono ora in carcere a Rebibbia, a disposizione dell’autorità giudiziaria per ulteriori indagini. Intanto i carabinieri sono tornati al lavoro per individuare gli altri partecipanti al feroce pestaggio.
