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«Appeso nudo e violentato». L’ex ostaggio Rom Braslavski racconta le torture subite a Gaza: «Peggio dei nazisti» – Il video

06 Novembre 2025 - 11:21 Diego Messini
Ron Braslavski
Ron Braslavski
Il 21enne comparve quest'estate pelle e ossa in un video diffuso dalla Jihad islamica. È stato rilasciato il 13 ottobre con il cessate il fuoco. La testimonianza in tv

«Sono tornato indietro dopo aver incontrato il diavolo». Rom Braslavski è uno degli ultimi ostaggi israeliani liberati da Hamas. Il gruppo terroristico lo ha tenuto prigioniero a Gaza per due anni, dopo averlo catturato al festival musicale di Re’im il 7 ottobre 2023. Il suo incubo è finito poche settimane fa, il 13 ottobre, solo dopo che Usa, Qatar ed Egitto hanno tirato finalmente fuori il coniglio dal cappello, costringendo Hamas e le altre milizie palestinesi a rilasciare gli ultimi 20 ostaggi vivi e i corpi di quelli morti in cambio del cessate il fuoco e del parziale ritiro dalla Striscia delle forze israeliane. Un mezzo miracolo per Braslavski, visto il deterioramento delle sue condizioni. L’ex guardia di sicurezza di Re’im era comparso in uno degli ultimi video diffusi dai terroristi stessi, a fine luglio. Nelle crudeli riprese della Jihad islamica che lo teneva prigioniero Braslavski, 21 anni, appariva stravolto, il viso emaciato, le ossa in vista sulla pelle, la voce rotta dal pianto: «Sono qui a Gaza da due anni. Prima mi davano un po’ di cibo e acqua, ora non mi danno più nulla», si disperava. Tre mesi dopo Braslavski ha riconquistato l’insperata libertà, ma le ferite di quanto accaduto le porterà dietro per sempre. E ciò che ha passato lo ha raccontato per la prima volta in un’intervista tv che andrà in onda questa sera sul Canale 13 israeliano.

Le torture fisiche e psicologiche

«Ero distrutto, moribondo, senza cibo», racconta il 21enne superstite in un estratto dell’intervista anticipato sui social. In cui dà conto almeno in parte delle vessazioni subite. «Mi hanno spogliato di tutti i vestiti, e così nudo appeso per…». Il ragazzo non riesce a finire la frase, ma chiarisce poi all’intervistatrice che ha subito violenza sessuale. «Sì, l’obiettivo principale era umiliarmi, distruggere la mia dignità: ed è esattamente ciò che hanno fatto». Braslawski fatica a entrare nei dettagli, la sua voce torna a rompersi dal pianto: «Mi hanno fatto cose terribili, cose che neppure i nazisti al tempo di Hitler facevano», racconta ancora Braslawski dei suoi carcerieri. Eppure in qualche modo è riuscito a non perdere mai la speranza. «Pregavo Dio: “Salvami, per carità, portami fuori da tutto questo. Che diavolo sta succedendo?”. Era l’unica cosa che potevo fare. Ogni giorno, dopo ogni pestaggio, mi dicevo: “Sono sopravvissuto un altro giorno. Domani mattina mi risveglierò ancora in quest’inferno». Nei giorni successivi al suo rilascio, era stata la madre a rivelare altri dettagli dei tormenti passati dal 21enne: lo picchiavano «con cose che non voglio neppure menzionare», ha raccontato. E gli promisero condizioni migliori e più cibo soltanto nell’eventualità che si fosse convertito all’Islam.

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