La replica di Fazzolari a Ranucci sul pedinamento dei servizi segreti: «Lo denuncio»

Durante l’audizione in Vigilanza Rai, come già in Antimafia, Sigrido Ranucci ha chiesto (e ottenuto in parte) di secretare la risposta, sollecitata da Maria Elena Boschi di Iv, sul presunto pedinamento da parte di agenti dei servizi che sarebbe avvenuto su richiesta del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari. «Mi risulta che Fazzolari, dopo una nostra inchiesta sul ruolo del padre della premier Meloni, ha ispirato l’attivazione dei servizi per cercare di capire quali fossero le mie fonti», ha continuato il conduttore di Report. Oggi il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e braccio destro di Giorgia Meloni replica.
L’attentato e il governo
«Mi auguro che la Procura di Roma stia facendo tutto il possibile per individuare, in tempi brevissimi, i responsabili di un atto così grave. Perché è evidente come qualcuno stia cercando di strumentalizzare questo ignobile episodio per attaccare il governo, facendone a tutti i costi una questione politica», esordisce Fazzolari nell’intervista al Corriere della Sera. «Prima la Schlein, leader del principale partito di opposizione, dice che con il centrodestra al governo la democrazia è a rischio e i giornalisti subiscono attentati. Poi Scarpinato, esponente di spicco del M5S, va addirittura in Antimafia a chiedere al conduttore di Report se c’è un nesso tra quell’attentato e un esponente del governo, il sottoscritto. Direi che il limite della decenza è stato ampiamente superato», aggiunge.
La risposta di marzo sui servizi segreti
A marzo Fazzolari rispose alle frasi di Ranucci dicendo che «i servizi non dipendono da me, comunque non ne sarebbe valsa la pena». Oggi annuncia un’azione legale accompagnandola all’offerta di una possibile mediazione. «Mi sarei fermato se Ranucci avesse smentito. Lui ha rifiutato e ieri, con l’aiuto di Scarpinato, ha messo in scena un altro grottesco siparietto. Se ti viene chiesto se c’è un collegamento tra l’attentato che ti ha colpito e un esponente del governo, la risposta dovrebbe essere molto chiara: “no”. Ranucci, al contrario, ha chiesto di secretare la sua risposta, alimentando così il sospetto che quel collegamento ci fosse davvero».
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La causa a Ranucci
Per questo, spiega Fazzolari, «se non andassi avanti con un’azione legale, finirei con l’avvalorare le accuse di Ranucci. Se invece scegliessi di tutelarmi, verrei accusato di intimidire la stampa. Immagino già i titoli di certi giornali e il tenore del dibattito in alcune trasmissioni. Le accuse sono troppo gravi per farle cadere nel vuoto. Valuterò cosa fare, anche se da più parti mi viene detto che è quasi impossibile ottenere giustizia in tribunale con Report. Io mi rifiuto di credere che sia così, ma non aiuta l’immagine di un giornalista con numerose querele che riceve la standing ovation da chi dovrebbe giudicarlo con imparzialità».
Lo scudo penale di Report
Secondo Fazzolari su Report ci sarebbe uno scudo penale: «Nessuno è al di sopra della legge e io ho troppo rispetto della magistratura per pensarlo, ma è evidente la disinvoltura con la quale Report fa il suo lavoro. Troppo spesso abbiamo visto inchieste infarcite di accuse totalmente infondate, costruite solo per colpire qualcuno con la tracotanza di chi non teme conseguenze legali».
Infine, sulla volontà di chiudere Report: «Certo che no, non spetta al governo decidere i palinsesti del servizio pubblico. In ogni caso, non ci arreca alcun danno politico visto che è reputata dai più una trasmissione non obiettiva e non imparziale. Rivendico, però, il diritto di criticare un certo modo di far informazione, basato su tesi preconfezionate e accuse infondate. La “macchina del fango” non ha niente a che fare con il giornalismo di qualità ed è un metodo che noi abbiamo sempre contestato. Non scendiamo a compromessi e non ci facciamo intimidire perché non abbiamo nulla da nascondere».
