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I sospetti di FdI su Report e Ranucci: «Un hacker per il telefono di Ghiglia?»

08 Novembre 2025 - 05:10 Alessandro D’Amato
fdi report hacker agostino ghiglia sigfrido ranucci
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Un trojan nei cellulari alla base delle fughe di notizie dal Garante della Privacy? La paura del partito della premier e la strategia per colpire Arianna Meloni

C’è un hacker dietro le accuse di Report ad Agostino Ghiglia? Un trojan nei cellulari sta provocando la fuga di notizie dal Garante della Privacy? Dopo la scoperta del messaggio del componente dell’authority a Giorgia Meloni sul Green Pass dentro Fratelli d’Italia è caccia alla spia. E così, mentre Giovanni Donzelli va all’attacco di Sigfrido Ranucci per la «gravissima ferita alla tenuta democratica delle istituzioni», nel partito della premier serpeggia la paura di un hackeraggio dei telefoni di Ghiglia. E un’operazione in cui Report viene utilizzato per colpire Arianna Meloni e tutto il resto del cerchio magico della presidente del Consiglio.

L’hacker del telefono di Ghiglia

La Stampa racconta che la vicenda va a innestarsi all’interno di una serie di teorie del complotto che riguardano la premier. Il conduttore di Report ha spiegato che i messaggi pubblicati «sono stati girati dallo stesso Ghiglia all’ufficio: è lui che li ha resi disponibili, è lui che attribuisce a Meloni quelle dichiarazioni». E risalgono a più di quattro anni fa. Mentre quello più importante era nvece recentissimo: è quello mandato da Ghiglia la sera prima di votare a favore della multa a Report. In cui avvisa gli uffici di un incontro con Arianna Meloni: «Domani la vado a trovare». Soprattutto per questo messaggio è partita la paura di un hackeraggio dei telefoni del membro del Garante.

L’esposto

Ghiglia avrebbe voluto già presentarsi in questi giorni dai magistrati per un esposto. Ma ha deciso di attendere la prossima riunione del Collegio. Nel frattempo, inizia a farsi più solida almeno l’idea di far controllare i telefoni in suo possesso, per vedere se sono stati effettivamente violati. Intanto la procura di Roma ha chiesto all’Antimafia di trasmettere il verbale dell’audizione di Ranucci. Per l’inchiesta sull’attentato del 16 ottobre nella casa del conduttore a Campo Ascolano. Sotto osservazione il pedinamento che il giornalista avrebbe subito «su richiesta del sottosegretario Giovanbattista Fazzolari», dopo una puntata di Report dedicata alla premier.

La replica di Fazzolari

La risposta del sottosegretario non è tardata ad arrivare. «Ho annunciato un’azione legale, accompagnandola all’offerta di una possibile mediazione. Mi sarei fermato se Ranucci avesse smentito. Lui ha rifiutato e ieri, con l’aiuto di Scarpinato, ha messo in scena un altro grottesco siparietto. Intanto però Enrico Borghi di Italia Viva e componente del Copasir, parla di un filo conduttore tra il caso del garante e FdI: «Fa tutto parte della concezione del potere di questa destra, essenzialmente corporativo e gerarchico. Quello che è emerso sul Garante della privacy non mi sorprende, per loro l’idea che esista una separazione dei poteri, che ci siano delle autorità indipendenti è culturalmente inaccettabile».

Le attività del Garante

In questa ottica condizionare le attività del Garante sarebbe la prassi: «Certo, è normale interpretare le autorità indipendenti come longa manus del potere politico, in questo caso di un partito. Prima all’opposizione e ora al governo. Ma questo approccio non fa bene al Paese, ci porta dritti verso Budapest. Va combattuto con forza, politicamente e culturalmente».

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