Tommaso Cerno e la violenza sessuale subita da un prete: «Però mi piacque, quindi non so cosa pensare»

Tommaso Cerno, direttore del Tempo, racconta oggi la sua vita e la sua carriera in un’intervista al Corriere della Sera. A partire dal primo articolo pubblicato: «Al Gazzettino , nel 1992, grazie al cellulare. Uno dei primi. Costavano un casino e io ero povero, ma me l’ero fatto regalare per il compleanno con una colletta. Riuscii a pagare soltanto un mese di abbonamento». E quindi: «Quando ci fu l’occupazione del liceo scientifico Marinelli, lo stesso frequentato da Rubbia, per la guerra di turno come fanno oggi per Gaza, mi chiamarono dal Gazzettino, dove mi ero presentato senza successo tempo prima, e mi chiesero un pezzo dall’interno. Così feci il mio primo servizio da inviato di guerra nella Pantera del mio liceo».
Cerno ed Eluana
Cerno è stato direttore del Messaggero Veneto, dell’ Espresso, dell’ Identità , e condirettore di Repubblica (con una pausa da parlamentare del Pd-Gruppo Misto-Pd). Ha cominciato seguendo il caso Englaro per il Messaggero Veneto: «Poi moderai una conferenza con Beppino Englaro e rimasi affascinato dalla sua storia. Ancora non aveva deciso di portare Eluana a Udine, ma era chiaro che le regioni rosse non l’avrebbero accolta. Gli presentai l’avvocato Giuseppe Campeis e cominciò il percorso che la portò in Friuli Venezia Giulia». A quel punto la direttrice de L’Espresso Daniela Hamaui: «Mi convocò e chiese: “Nella battaglia per Eluana Englaro hai preso una parte. Secondo te hai fatto bene il giornalista o no?”. Le risposi che su di lei avevano parlato tutti e che io avevo scelto di dare voce all’unica che non l’aveva da 17 anni. Mi assunse, neanche sapevo che fosse un colloquio di lavoro».
A Repubblica
Alla condirezione di Repubblica è arrivato grazie ai «vertici del gruppo. All’inizio si era parlato di direzione. Poi, con la scusa di un mio articolo che non gli era piaciuto, venne ridimensionata. Io ero talmente pieno di me, che anziché rifiutare, perché il vero condirettore se lo sceglie il direttore, dissi di sì». Poi l’addio e la candidatura con Renzi. Con l’affossamento del Ddl Zan: «Lo affossai perché c’era la possibilità di far passare l’unica parte essenziale, cioè quella che avrebbe aggiunto alla legge Mancino gli “LGBQ”, come li chiamano adesso. Ma invece loro hanno rifiutato la mediazione della Bernini e hanno voluto a tutti i costi aggiungere alla votazione tutta una parte più ideologica su cui un parlamento ci mette anni a legiferare».
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La prima volta
Poi Cerno racconta la sua prima volta: «A 11 anni con un prete. Non ho mai capito se volevo o non volevo. Fu sicuramente una violenza, ma a 11 anni non ne sei consapevole. Però mi piacque, quindi non so cosa pensare di quel prete». A dicembre 2022 ha sposato Stefano Balloch, consigliere regionale in Friuli Venezia Giulia: «C’è tradimento e tradimento. Ma a volte tradire salva una relazione e a volte è solo voglia di sesso, che si esaurisce come un’ubriacatura. L’obbligo alla fedeltà, che non c’è nelle unioni civili, non dovrebbe esserci nemmeno nel matrimonio religioso: era nato quando aveva senso distinguere il figlio legittimo da quello illegittimo».
L’inchiesta sulla droga
Nel 2022 uscì il suo nome, non da indagato, nell’inchiesta sulla droga che coinvolse la sorella di Ornella Muti. Si scrisse che la cocaina era stata consegnata quattro volte a casa sua. Cerno accusò un suo ex che lo smentì. E Sallusti scrisse che la sua fortuna era stata di essere un senatore del Pd anziché della Lega. «Quella inchiesta è stata un agguato, gli stessi inquirenti si scusarono. Nel palazzo dove vivevo abitavano altri parlamentari del Pd. Me li ricordo: il giorno prima che i giornali ne scrivessero, ridacchiando mi avevano chiesto come andavano le mie notti romane. Non faccio i loro nomi perché mi fanno pena».
