Oltre 2mila voli cancellati negli Usa, lo shutdown paralizza il traffico aereo: la lista fantasma dei 40 aeroporti colpiti e la riduzione dei decolli

Negli Stati Uniti trovare un volo che decolli è diventato una vera e propria corsa all’oro. Tutta la intricatissima rete aerea americana è da giorni piombata nel caos più totale. Il motivo è prettamente politico e da ricondurre allo shutdown, il blocco di tutte le attività amministrative non necessarie causato dalla mancata approvazione della legge di bilancio nel Congresso. Da oltre 30 giorni i controllori di volo lavorano senza ricevere lo stipendio, essendo congelati tutti i fondi per il funzionamento amministrativo. La Casa Bianca ha ordinato una riduzione progressiva del traffico aereo da e per 40 aeroporti, che ha fatto rimanere a terra più di mille aerei solo nella giornata di venerdì. La lista degli scali colpiti non è però stata comunicata ufficialmente e tutto è stato lasciato per ore in mano alle compagnie aeree, che hanno dovuto crearsi ciascuna una sua lista cancellando d’ufficio una quota dei voli.
Le comunicazioni della Faa e le informazioni mancanti
L’ordine d’emergenza diramato dalla Faa, l’Agenzia federale per l’aviazione, si limitava a comunicare la percentuale di voli da cancellare nello spazio di una settimana: dal 4% di venerdì 7 novembre al 10% del venerdì successivo. Una misura presa, come ha spiegato il segretario ai Trasporti Sean Duffy, per «ridurre i rischi strutturali del sistema mentre i controllori continuano a lavorare senza stipendio». E che era valida solo per 40 aeroporti di tutti gli Stati Uniti. Quali? Non era dato saperlo. Tanto che gli stessi aeroporti hanno iniziato a contattare all’impazzata le maggiori compagnie aeree, sperando che l’Agenzia avesse comunicato a loro su quali scali dovesse venire applicata la policy emergenziale.
La lista autonoma creata dalle compagnie: quali voli sono stati annullati
Le compagnie aeree però di informazioni aggiuntive non ne avevano. Anzi, a una decina di ore dall’inizio del blocco, avevano iniziato a stilarsi da soli una lista degli aeroporti più plausibili e dei voli da lasciare a terra. Sono rimasti assolutamente intoccati tutti i collegamenti internazionali e intercontinentali, così come quelli che alimentano gli hub aeroportuali più importanti della rete americana. Si è invece proceduto ad annullare voli ad alta frequenza quotidiana, contando su una redistribuzione dei passeggeri nelle altre opzioni di giornata, e quelli diretti verso località poco gettonate e che spesso decollavano semivuoti. L’elenco ufficiale della Faa è arrivato poi a dieci ore dall’entrata in vigore del provvedimento d’emergenza.
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November 7, 2025
Il rischio paralisi e i controllori di volo spariti
Lo shutdown al momento non sembra avvicinarsi a una soluzione. E il blocco dell’attività amministrativa rischia di colpire in maniera ancor più dura il settore aereo, costringendo le compagnie a ridurre fino al 20% le partenze. Se una quota del 4% di venerdì – uno dei giorni più trafficati della settimana – ha comportato la cancellazione di 1.023 voli (con un 20% considerato “fisiologico”), una quota cinque volte più grande potrebbe davvero paralizzare i voli interni. Già sabato risultano almeno 750 decolli annullati. E quelli che partono iniziano ad accumulare ritardi su ritardi per l’assenza di sufficienti controllori di volo.
