Garlasco, le minacce a Massimo Lovati e il rischio che l’inchiesta si allarghi. Il suo avvocato Fabrizio Gallo a Open: «Arriveranno altri indagati»

Una lettera anonima con una croce e poche parole in dialetto: «L’è mei che te sta ciu». Tradotto: «È meglio che stai zitto». È il messaggio minatorio trovato sabato scorso sotto la porta dello studio di Massimo Lovati, ex legale di Andrea Sempio, oggi nuovamente indagato nell’inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco. Lo ha raccontato l’attuale avvocato di Lovati, Fabrizio Gallo, che a Open ha spiegato anche di aver deciso di denunciare l’accaduto ai carabinieri. «Abbiamo presentato un esposto. Poi può essere una fesseria o può essere la verità. Ho chiesto ai carabinieri di controllare ma non abbiamo poteri per far null’altro se non segnalarlo», spiega Gallo. Lovati, da parte sua, avrebbe preso con distacco la minaccia. «Sono mitomani, stai tranquillo lascia stare», avrebbe detto al suo legale, che però non ha voluto sottovalutare quanto accaduto. Dopo questo episodio, come ha spiegato a Open, Gallo ha deciso di non avere intenzione di recarsi in procura a Brescia domani – come invece aveva in programma di fare, per capire se Lovati fosse indagato o meno – «perché a questo punto la nostra priorità è che si risolva prima questo problema». «Se gli inquirenti lo vogliono sentire, lo sentiranno. La minaccia è arrivata subito dopo che noi avevamo detto delle cose. Piuttosto strano, no? Quindi io in questo momento voglio prima verificare e approfondire altre questioni», aggiunge.
«Potrei essere io il destinatario del biglietto»
Intervenuto a Mattino Cinque, Gallo ha raccontato di aver anche notato «una macchina che mi seguiva» e di non voler «rimetterci le penne per difendere Lovati». L’avvocato ha aggiunto: «Sono pronto a lasciare l’incarico a uno dei tanti avvocati che si sono fatti avanti», denunciando anche un clima ostile da parte di alcuni colleghi: «Mi hanno denunciato e hanno presentato esposti all’ordine degli avvocati, io non me lo merito questo». Alla nostra domanda se avesse sospetti su chi possa essere l’autore della minaccia, il penalista ha risposto negativamente: «No al momento no, ma ho presentato una memoria perché prima, subito dopo essere venuto qui a Roma, è cominciata una campagna di fango nei miei confronti e mi è sembrato giusto segnalarlo».
L’accusa di legami con la ’Ndrangheta
Gallo racconta a Open anche di essere stato oggetto di voci pesanti: «Una direttrice di un giornale che mi conosceva molto bene, da almeno 30 anni perché ho collaborato con il suo stesso giornale, ha cominciato a mettere in giro la voce che io sia stato mandato da alcuni ’ndranghetisti. Ha detto che se io sono venuto nella Lomellina è per proteggere Lovati, o per non farlo o farlo parlare, per conto di questa associazione criminale. Una cosa totalmente falsa. Infatti l’ho denunciata». Il legale spiega di aver informato i carabinieri anche di questo episodio: «Ora lei dovrà spiegare perché si è inventata questa cosa, dicendo che il compito dei giornalisti è quello di avere contezza di un perfetto conosciuto in odore di criminalità che viene nel territorio a difendere un caso importante.» E chiarisce: «Io Lovati l’ho conosciuto in una trasmissione televisiva, non vengo qui per nessun boss. Lui ha misurato la mia capacità, come io ho misurato la sua, perché ci siamo confrontati su alcune cose. Poi lui mi ha chiesto se fossi disposto a difenderlo e io gli ho risposto “sì certo”. Non c’è alcuna dietrologia».
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L’inchiesta di Brescia che rischia di allargarsi
A Brescia, intanto, è in corso l’inchiesta che vede tra gli indagati l’ex procuratore aggiunto Mario Venditti, accusato di corruzione in atti giudiziari. Il fascicolo riguarda la presunta mazzetta da 20 o 30 mila euro che, secondo gli investigatori, sarebbe servita per ottenere nel 2017 l’archiviazione delle indagini su Sempio, quando era già stato indagato per l’omicidio di Chiara Poggi. Oggi, secondo quanto riporta Il Tempo, è atteso l’interrogatorio dei due avvocati che allora difendevano Sempio, Federico Soldani e Simone Grassi. L’inchiesta rischia così di allargarsi? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Gallo, che non ha dubbi: «È pacifico». «Cioè? Cosa si aspetta?». «Altri indagati. I due legali di Sempio, che hanno detto delle cose non vere sulla consegna dei soldi che hanno ricevuto (Federico Soldani e Simone Grassi, ndr). Oltre ai due carabinieri con cui hanno avuto i contatti (Giuseppe Spoto e Silvio Sapone, oggi testimoni nell’inchiesta, ndr). Ma ovviamente è una mia ipotesi».
