Perché il ministro Giuli ha chiesto maggiori tagli sul Fondo Cinema (che negli anni ha preso tanto)

In una mail inviata al Mef il 17 ottobre, secondo quanto rivela oggi il quotidiano La Repubblica, per segnalare i capitoli del Ministero della Cultura su cui incidere, il gabinetto del ministero della Cultura aveva suggerito «di tagliare di circa un terzo il Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo». Una scelta motivata dal «complessivo livello di finanziamento dei predetti interventi è parametrato annualmente all’11% delle entrate effettivamente incassate dal bilancio dello Stato registrate nell’anno precedente e comunque in misura non inferiore a 450 milioni di euro annuo per il 2026 e a 400 milioni di euro annuo a decorrere dal 2027». Ovvero decurtare fino a 240 milioni il primo anno e quasi 300 quello dopo. Secondo il quotidiano i tecnici del tesoro avrebbero invitato il Mic a rivedere l’entità del taglio e diluirlo nel tempo.
Il paletto del ministro: la tutela non si tocca. Così resta il Fondo
L’indiscrezione del quotidiano ha sollevato critiche da parte dell’opposizione. Ma in realtà la questione appare più complessa. Se si sarebbe dovuto sforbiciare nella manovra, riportano fonti interne del Mic a Open, occorreva tagliare laddove negli ultimi anni non si è poi tagliato così tanto. Anche perché il ministro Giuli è stato irremovibile su un aspetto specifico: non levare risorse alla tutela del patrimonio culturale. Un aspetto, data la recente tragedia del crollo alla Torre dei Conti, fondamentale. Così gli occhi di via del Collegio Romano sono caduti sul Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo. Una realtà che pre-Covid, nel 2019, aveva ricevuto 514,2 milioni per poi salire durante la pandemia agli 885,4 milioni nel 2021 e 850 del 2022. Nel 2023 furono stanziati 746 milioni di euro, con l’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Una sforbiciata, anche quella volta, passata non senza polemiche. Nel 2025 il Fondo cinema ammonta a circa 696 milioni, che nelle previsioni, finora confermate, scenderà a 550 nel 2026 e a 500 nel 2027. Quando fu istituito (con la Legge n. 220 del 2016 – nota come “Legge Franceschini”) aveva una dotazione iniziale di 400 milioni di euro. Era il 2017.
La reazione di Giuli all’articolo di Repubblica: «Ci tuteleremo»
«La ricostruzione di Repubblica è tendenziosa e manipolatoria. L’articolo dà una lettura falsa di
una mail nella quale il ministero prendeva atto di una serie di tagli subiti e rispetto ai quali il ministero stesso aveva chiesto la possibilità di spalmarli nel triennio», hanno spiegato fonti del Mic che parlano di «un vero e proprio ribaltamento della realtà» la ricostruzione del quotidiano. Il ministero della Cultura si riserva quindi di «tutelarsi nelle sedi opportune in caso di diffusione di notizie distorsive e lesive dell’immagine e del lavoro svolto». Sempre le stesse fonti del Mic hanno poi aggiunto: «Repubblica ha omesso di segnalare che nella proposta del Ministero per il fondo cinema e audiovisivo era previsto il mantenimento dello splafonamento del tax credit internazionale che avrebbe comunque attratto capitali esteri e assicurato sviluppo e lavoro per tutto il settore del Cinema».
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