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Garlasco, Massimo Lovati a Open: «Non ce la faccio più. Venditti? Un grimaldello per un’inchiesta più ampia». E il suo legale nega di aver rimesso il mandato

12 Novembre 2025 - 18:59 Cecilia Dardana
massimo lovati fabrizio gallo
massimo lovati fabrizio gallo
A Brescia sono stati ascoltati gli ex legali di Andrea Sempio in un interrogatorio durato quasi 4 ore. Domani è il turno di Massimo Lovati, convocato come «persona interessata»

«Io non ho rimesso il mandato. Volevo però capire questa cosa dell’addetto stampa, che non sapevo. Ma al momento non c’è nessuna rinuncia all’incarico». A parlare a Open, smentendo le indiscrezioni su un suo possibile passo indietro, è l’avvocato Fabrizio Gallo, legale di Massimo Lovati, l’ex difensore di Andrea Sempio, oggi al centro di un nuovo filone dell’inchiesta sul delitto di Garlasco. Nel pomeriggio di oggi, mercoledì 12 novembre, infatti, l’avvocato Lovati ha fatto sapere di aver nominato un portavoce perché, come spiega a Open, «non riesco più a gestire tutto, mi spiace, è un continuo. Telefonate tutti i giorni, tutti i minuti. Non ce la faccio più. Ho affiancato all’avvocato Gallo un altro collega, che non c’entra niente con l’attività legale, è solo un portavoce». Il riferimento è ad Alfredo Scaccia, della cui nomina però Gallo non sapeva nulla. Anzi, con una neanche troppo velata punta di fastidio, il legale di Lovati chiarisce anche un altro punto: «Io, Alfredo Scaccia non so chi sia, so solo che è un ex avvocato, cancellato dall’albo e che ha avuto dei problemi giudiziari per corruzione».

Chi è Alfredo Scaccia

Alfredo Scaccia, in effetti, è finito agli arresti domiciliari lo scorso marzo insieme al figlio Gabriele e al carabiniere Carmine Casolaro nell’ambito di un’indagine della Guardia di finanza di Verbania. Secondo l’accusa, i tre avrebbero corrotto un luogotenente dell’Arma per ottenere informazioni riservate su procedimenti giudiziari. Negli ultimi giorni, tuttavia, il gip del tribunale di Roma ha disposto la revoca dei domiciliari per Scaccia, accogliendo la richiesta del pm Fabrizio Tucci. Restano invece ai domiciliari il figlio e Casolaro. Nel provvedimento, i giudici romani sottolineano che, dopo l’ultimo interrogatorio, «sono venute meno le esigenze cautelari». Scaccia – assistito dal difensore Marco Cianfrocca – ha prodotto documenti e chiarito alcune posizioni, sostenendo che i soldi di cui si parlava nelle intercettazioni (indicati in codice come “caffè”) riguardassero in realtà «vincite di scommesse sportive» e «appuntamenti al bar».

L’abbandono dell’attività forense

Da qui comunque la decisione di abbandonare l’attività forense. «Quando la legge ti chiama a rispondere personalmente ad ipotesi di reato – ha scritto Scaccia in una nota -, la toga non ha più senso che la si indossi. Lei e solo lei altro non è che la più alta espressione di devozione verso la legge. Ove minato ciò con incriminazioni, anche gravi innanzi a chi amministra la giustizia bisogna fare un passo indietro e io lo faccio per sempre. Lascio a mio figlio Gabriele il compito di proseguire un percorso anche di forte valenza sociale per i più bisognosi. Lascio senza aver perso mai un processo e questo è il più grande ringraziamento che mi sento di tributare a quei Giudici, per me inimitabili che mi hanno sempre dato ragione. A tutti, nessuno escluso il mio più forte e devoto grazie».

Lo sfogo di Lovati: «Non ce la faccio più»

Intanto a Brescia i pm proseguono gli interrogatori. Quelli degli ex avvocati di Andrea Sempio, Federico Soldani e Simone Grassi, sentiti dalla procura oggi pomeriggio sulla presunta corruzione nell’indagine del 2017 sul caso Garlasco, in cui è indagato l’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, e il padre di Sempio, sono durati quasi quattro ore. Domani, giovedì 13 novembre, alle ore 16 sarà il turno di Massimo Lovati, che a Open racconta la pressione che sta subendo: «Non ce la faccio più, non riesco più a gestire tutto». E sulla sua convocazione davanti ai magistrati bresciani esprime qualche dubbio: «Sono convocato come persona interessata. Né indagato, né testimone. Però è strana la convocazione come persona interessata. Perché non esiste nel nostro codice questa nomenclatura. L’invito a comparire è o come indagato per rendere interrogatori, o per rendere sommarie informazioni testimoniali. Ma magari è solo un errore».

«Non ho preso soldi in nero, ma in contanti. È diverso»

Lovati, che non ha mai fatto mistero di aver preso dei soldi per il suo lavoro come difensore di Sempio, nega però ogni accusa di pagamenti illeciti: «Io non ho preso soldi in nero, ma in contanti. È diverso. Se poi li ho dichiarati? Non sono tenuto a dirlo. Se mi faranno un’indagine fiscale vedremo». E aggiunge: «Che poi io i soldi non li ho neanche presi da Sempio, li ho presi dai miei colleghi. Perché io sono subentrato dopo: Sempio il mandato l’ha dato in un primo momento agli avvocati Federico Soldani e Simone Grassi. Per questo i conti con i clienti li ha sempre tenuti Soldani, non io. Io non ho mai chiesto neanche una lira». E alla domanda se Sempio lo richiamasse tornerebbe a difenderlo, risponde: «Certo, a braccia aperte». Ma ammette: «Non ci siamo più sentiti».

«Venditti? Completamente innocente»

Lovati, poi, difende l’ex procuratore aggiunto di Pavia, implicato in due filoni d’indagine – uno appunto su Garlasco e l’altro sul cosiddetto «sistema Pavia». «Venditti è completamente innocente», sostiene fermamente Lovati. «Almeno per quello che riguarda l’indagine in riferimento al caso Garlasco, non c’entra niente. Fa ridere i polli quell’indagine lì. Io ho sempre detto che è un rompighiaccio, un grimaldello per un’inchiesta più ampia».

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