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Garlasco, Mario Venditti e il sequestro di pc e telefoni: cosa succede dopo l’annullamento dei giudici? – Il video

17 Novembre 2025 - 17:43 Cecilia Dardana
L’unica via possibile per accedere al loro contenuto rimane un ricorso in Cassazione, che potrebbe finalmente chiarire la legittimità dell’operazione. Sempre che i legali di Venditti non avanzino nuovamente contestazioni procedurali per ritardare o impedire l'accesso ai dati

Per la terza volta in meno di due mesi, il Tribunale del Riesame ha disposto il dissequestro dei dispositivi elettronici di Mario Venditti, ex procuratore di Pavia, oggi indagato in due filoni di indagine – uno per corruzione in atti giudiziari in riferimento al caso Garlasco, l’altro in relazione al cosiddetto «sistema Pavia». Una decisione che solleva più domande che risposte: riusciremo mai a sapere cosa contengono questi dispositivi e se custodiscono elementi utili all’inchiesta sulla corruzione che lo coinvolge, legata al caso Garlasco?

Perché è stato annullato il sequestro

La vicenda, complessa sul piano giuridico e procedurale, ruota attorno a un tema centrale: la tutela dei dati personali e i limiti legali del sequestro digitale. I giudici hanno accolto il ricorso del difensore di Venditti, Domenico Aiello, annullando il provvedimento di sequestro a causa di un difetto di motivazione. La legge, infatti, impone all’autorità giudiziaria di specificare con precisione gli indizi su cui si basa l’accesso ai dispositivi, l’ambito temporale delle ricerche e persino le parole chiave utilizzate per estrarre informazioni. Secondo la difesa, questi elementi non erano stati indicati in modo chiaro, aprendo il rischio di trasformare un sequestro mirato in una vera e propria esplorazione indiscriminata di undici anni di attività professionale. Così, ogni volta che la Procura di Brescia ha tentato di procedere al sequestro, il Riesame lo ha annullato, evidenziando l’assenza di una base giuridica solida.

Il paradosso dei dispositivi

Eppure, il paradosso è evidente: nonostante il sequestro sia stato giudicato illegittimo, i dispositivi restano nelle mani degli investigatori. Questo perché era già stato disposto un accertamento irripetibile per la duplicazione forense dei dati, una procedura tecnica indispensabile per creare copie integre dei contenuti senza alterare gli originali. Il risultato è una situazione ambivalente: formalmente il sequestro non è valido, ma i dispositivi rimangono sotto controllo della Procura.

Cosa succede ora?

L’unica via possibile per accedere al loro contenuto rimane un ricorso in Cassazione, che potrebbe finalmente chiarire la legittimità dell’operazione. Sempre che i legali di Venditti non avanzino nuovamente contestazioni procedurali, capaci di ritardare o impedire l’accesso ai dati. E, infatti, la difesa dell’ex pm oggi in pensione sta per depositare una istanza per la restituzione dei cellulari e degli altri dispositivi informatici sequestrati lo scorso 26 settembre. In attesa di sviluppi, resta il nodo di fondo: in quale misura è possibile conciliare le esigenze investigative con la tutela dei diritti individuali?

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