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Gli operai occupano l’ex Ilva a Genova: «A rischio mille posti di lavoro, vogliono chiudere la siderurgia italiana»

19 Novembre 2025 - 10:41 Alba Romano
ex ilva genova
ex ilva genova
I lavoratori hanno bloccato la piazza antistante alla stazione Genova Cornigliano, anche con mezzi pesanti: «Il governo dia risposte»

Lo stabilimento dell’ex Ilva a Genova è stato occupato dai lavoratori in protesta fin dalle 8.30, mentre un’assemblea sindacale ha segnato l’inizio della giornata di sciopero in protesta «contro il blocco degli impianti del nord e il piano che prevede l’aumento della cassa integrazione straordinaria fino a 6mila unità». Dopo pochi minuti di confronto, i manifestanti sono usciti dagli edifici interni della fabbrica e – anche con l’aiuto di mezzi pesanti, come scavatrici – hanno bloccato le strade dirigendosi alla stazione ferroviaria di Genova Cornigliano. Qui si terrà un presidio a oltranza.  

La denuncia: «A rischio mille posti di lavoro, chiudono la siderurgia italiana»

«Ci sono mille posti di lavoro a rischio a Genova», denunciano dei sindacati secondo cui il piano del governo «porta alla chiusura della fabbrica: mille famiglie rischiano di perdere il loro sostentamento e la fine della siderurgia nella nostra città e nel Paese», ha commentato Armando Palombo, delegato Fiom-Cgil della ex Ilva. Secondo lui è un circolo vizioso: «Quel poco che si produce si vende subito a Taranto per fare cassa. Ovviamente gli stabilimenti del Nord, Genova in primis, poi Novi eccetera, non avranno più prodotto e quindi chiudono». L’appello a una protesta che possa davvero arrivare alle orecchie di Roma è estesa a quante più persone possibili: «Chiediamo agli enti locali, al Comune, alla Regione, di sospendere ogni attività come segno di solidarietà. E di cominciare a trovare soluzioni serie a mille posti di lavoro. Quindi non è più un problema del cassintegrato in più o cassintegrato in meno. Qua stanno chiudendo la siderurgia d’Italia».

Il tavolo saltato e la protesta dei sindacati: «Seimila in cassa integrazione»

La protesta segue un tavolo di quattro ore – l’ennesimo – che non ha portato a nessun passo avanti concreto. Sono stati proprio i sindacati ad annunciare la rottura con il governo e lo stop a qualunque trattativa sul futuro di Acciaierie d’Italia: «Abbiamo chiesto alla presidenza del Consiglio di ritirare il piano e di fare intervenire direttamente la premier Meloni. Ci hanno risposto di no e noi abbiamo deciso di dichiarare sciopero», avevano spiegato da Fiom. Il piano prevede il passaggio in cassa integrazione di altri 1.550 lavoratori, portando il totale a 6mila, a partire da gennaio. In una nota, il governo aveva risposto puntualizzando che «non ci sarà un’estensione ulteriore della cassa integrazione», e di avere dunque «accolto la principale richiesta avanzata dagli stessi sindacati». L’alternativa è la disposizione di «percorsi di formazione» per far acquisire ai lavoratori le competenze necessarie alla lavorazione dell’acciaio prodotto con le nuove tecnologie green.

La vicinanza della sindaca Salis: «Il governo ha fallito, ora dia risposte» 

Con i lavoratori si è schierata anche la sindaca di Genova, Silvia Salis: «Sono estremamente preoccupata. Il governo ha fallito troppe volte nella ricerca di una soluzione efficace per il futuro dell’azienda, dei lavoratori e dell’industria di questa città e di questo Paese. Il momento delle risposte è già arrivato da tempo e non è più procrastinabile», ha detto. «Totale vicinanza ai lavoratori di Genova e di tutti gli stabilimenti. Siamo pronti a richiamare nuovamente il governo alle sue responsabilità in tutte le sedi istituzionali e politiche». 

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