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Paola Egonu: «Vorrei un figlio ma non so se riuscirei a tornare al livello di prima. La vita fuori dal campo? Tanta solitudine»

22 Novembre 2025 - 15:00 Alba Romano
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La pallavolista classe 1998 è stata scelta come «atleta dell'anno» da GQ Italia: «Per l'uomo è tutto diverso»

È Paola Egonu la sportiva incoronata dalla rivista GQ Italia come «atleta dell’anno». In una lunga intervista, la pallavolista italiana classe 1998 riflette su come è arrivata a essere una delle più forti atlete della storia italiana, ma anche di cosa si aspetta che succederà dopo il suo ritiro. «Non ci ho ancora pensato, però sicuramente vorrei avere il coraggio di smettere nel momento giusto della mia carriera, per potermi costruire la vita dopo e non avere paura dell’incognito che c’è dopo, appunto, e continuare ad andare avanti, ma in maniera diversa. Ma ancora non lo so», spiega l’atleta azzurra.

Il desiderio di maternità

Certo, oggi la carriera di uno sportivo sembra essersi allungata rispetto a qualche decennio fa. Luka Modric, per esempio, ha 40 anni e gioca titolare nel Milan. «Ma è un uomo», fa notare Egonu all’intervistatore. «Io sono una donna e ho desideri di maternità», precisa subito dopo. «Eh sì, e ci sono nove mesi in cui devi stare ferma, il tuo fisico cambia, non sai se riuscirai a tornare a quel livello, quindi se vuoi un figlio, o lo fai prima, interrompi la carriera, torni, ma se non sei in grado, smetti e ti manca. È il momento giusto?», si chiede la pallavolista della nazionale italiana.

La solitudine fuori dal campo

Il timore, insomma, è quello di essere costretta a scegliere tra la maternità e la carriera. Un bivio a cui si ritrovano molte donne e che tra le atlete è ancora più sentito. Ma al di là di questo, com’è la vita di Paola Egonu lontano dal campo? «La vita dell’atleta è solitudine, se non hai la fortuna di vivere a casa. Sei sempre sola. Sempre. E quindi succede che ti abitui, che comincia a piacerti quella solitudine. Poi vedi i tuoi coetanei, e magari succede qualcosa: chiami i genitori, oh Dio, è successo questo, quello, si chiacchiera, si sta al telefono. Nella vita dell’atleta non hai il tempo di fermarti, di piangere, di parlare. Appena c’è un problema devi reagire, andare oltre».


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