«Liliana Resinovich mi chiese sacchi neri e di non dirlo al marito», parla il ristoratore registrato da Visintin: il sospetto dei familiari e perché parla ora

Per i familiari di Liliana Resinovich sono tanti, troppi, i punti oscuri dietro l’improvvisa testimonianza di un ristoratore raccolta dall’ex marito Sebastiano Visintin, proprio l’uomo indagato per l’omicidio. A quattro anni dal ritrovamento del corpo della donna, Alfonso Buonocore ha raccontato che diversi mesi prima che scomparisse, Liliana avrebbe chiesto e ottenuto da lui, titolare di una pizzeria che conosceva, due sacchi neri grandi di quelli utilizzati per i rifiuti solidi urbani. La richiesta sarebbe stata fatta in modo riservato, all’insaputa del marito. Lo scrive il quotidiano Il Piccolo, specificando che il ristoratore (che poi ha venduto l’attività) ha reso nota questa circostanza in un incontro proprio con Visintin a casa sua.
La registrazione consegnata in questura
Il colloquio è avvenuto sabato e Visintin lo avrebbe registrato con il proprio cellulare. L’audio sarebbe stato già consegnato in questura. Buonocore ricorda anche i piatti che Liliana e Sebastiano mangiarono la sera in cui la donna gli chiese il primo di due sacchi, mentre l’altro lo avrebbe chiesto il giorno dopo tornando di proposito in pizzeria. Sul perché non abbia parlato prima, in questi tre anni, il ristoratore ha spiegato: «Allora un amico carabiniere, informalmente, mi consigliò di farmi gli affari miei e di starmene fuori da questa storia». La donna era stata trovata senza vita avvolta in due sacchi neri il 5 gennaio 2022.
I dubbi dell’avvocato della famiglia
Scettica sull’attendibilità delle dichiarazioni è l’avvocata Federica Obizzi che assiste la nipote di Liliana, Veronica Resinovich: «Ogni volta che c’è una novità un po’ importante, poi c’è sempre qualcuno o qualcosa che in qualche modo tenta di rovesciare la situazione. È una cosa strana, anomala, assurda, che fa sicuramente pensare a una costruzione. Perché queste dichiarazioni dopo tanto tempo? E perché non farle in Questura o in Procura?» si chiede la legale. «Dal punto di vista tecnico queste dichiarazioni andavano fatte prima in Procura e poi casomai ai media, perché sono in corso indagini su un omicidio. Che qualcuno vada a raccontare ai giornali e allo stesso indagato lascia qualche dubbio».
Il rigetto della terza autopsia
L’avvocata Obizzi ricorda quanto sia importante che «due giorni fa c’è stata la comunicazione della Cassazione del rigetto del ricorso per una terza autopsia» sul corpo di Liliana, presentato dai legali di Visintin, Paolo e Alice Bevilacqua. L’ipotesi è che «si guardi allo spostamento dell’opinione pubblica. Speriamo la Procura ci restituisca una scena definitiva, agganciata alla realtà», ha concluso l’avvocata.
