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Valentina Romani: «Vivo sempre nella paura: la paura di camminare in strada la sera da sola, di parcheggiare la macchina lontano»

24 Novembre 2025 - 07:31 Alba Romano
valentina romani mare fuori
valentina romani mare fuori
L'attrice di Mare Fuori alla Camera per parlare della violenza sulle donne: «Vorrei infondere il coraggio di alzare la voce»

«Sulla mia pelle non ho subito abusi né relazioni tossiche, ma vivo nella paura e nessuno può più voltarsi dall’altra parte». Valentina Romani, 29 anni, è l’attrice di Mare Fuori. Domani sarà alla Camera per parlare di violenza sulle donne. Ai ragazzi «vorrei infondere loro il coraggio di alzare la voce, di denunciare. È un’occasione di cui sento tutta l’importanza e la responsabilità. Creare un ponte con le nuove generazioni è fondamentale, bisogna partire da loro perché sono gli unici a poter cambiare il corso delle cose e la nostra società», spiega oggi in un’intervista a Repubblica.

L’educazione dei giovani

Secondo l’attrice è necessario «sensibilizzare i giovani, fin da piccoli, è la chiave che può darci speranza. La cultura è la guida nella lotta alla violenza». I ragazzi vanno educati «al rispetto, che per me non è un limite discutibile. Ai limiti, che sono spesso salvifici. Ai sentimenti. Alla capacità di chiedere aiuto. Io credo che gran parte della rivoluzione risieda nell’ascolto, un sentire che è anche osservare, guardarsi attorno, conoscere e capire l’altro per imparare a parlare, a identificare le relazioni tossiche, quelle che si portano appresso forme di violenza che erroneamente vengono scambiate per forme d’amore: la gelosia, il controllo, il possesso».

Vivere nella paura

Nella serie Mare fuori Romani ha interpretato Naditza, una ragazza costretta dal padre a un matrimonio combinato, che però si ribella: «Mi ritengo fortunata, ho subito solo catcalling, ma le storie che leggiamo sono troppe. Non possiamo permetterci di tacere, di girarci come se non ci riguardasse». La spaventano «l’omertà e il silenzio. La colpa è anche di chi chiude un occhio, di chi non accende una lampadina, di chi non frena la battutina, non argina, in un contesto di gruppo, un pensiero che non condivide. Stare in ascolto significa anche questo: essere partecipi e denunciare». E ancora: «Vivo sempre nella paura: la paura di camminare in strada la sera da sola, di parcheggiare la macchina lontano. Cammino veloce, mi guardo attorno, faccio finta di chiamare un amico, a quasi trent’anni avviso ancora sempre i miei quando arrivo. C’è come una cappa, una pressione sulle donne che si avverte e che non ci rende tranquille, e quindi non libere».

Le foto con l’Ia

Poi dice che non sapeva che alcune sue foto modificate con l’intelligenza artificiale sono finite online: «Lo scopro ora: è disturbante e inaccettabile, è una mercificazione del corpo. Quella donna ritratta non sono io, quella donna non esiste, ma il punto è che la violenza anche in questo caso è reale. Il modo in cui i nostri corpi vengono visti e commentati influisce sulla nostra libertà: la responsabilità dello sguardo è di chi guarda». Si definisce femminista: «Sì, il femminismo rispecchia i miei principi sulla parità di genere, sulle trasformazioni profonde e anzitutto culturali necessarie nella nostra società patriarcale. Nelle piazze ultimamente ho visto anche tantissimi uomini: mi incoraggia. La strada è in salita ma siamo in cammino: l’avanzamento inarrestabile di un liquido che prima o poi permea il terreno».

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