Il falso servizio del TG5 “9 mariti su 10 accettano i tradimenti delle mogli”

Negli ultimi giorni stanno circolando su Facebook due versioni dello stesso presunto servizio del TG5 che riporta un “sondaggio shock”: secondo il filmato, il 90% dei mariti sarebbe a conoscenza dei tradimenti delle proprie mogli e vivrebbe la situazione “con serenità”. In una versione del video appare anche un’intervista a un marito che dice di essere felice dei tradimenti, mentre nell’altra è una donna, “Marta”, a raccontare la propria soddisfazione per questa dinamica. Niente all’interno del video corrisponde alla realtà, tutto è frutto dell’Ai.
Per chi ha fretta:
- I due video non sono servizi del TG5: sono clip generate con l’intelligenza artificiale.
- Il presunto “sondaggio” citato non esiste in nessun database o fonte ufficiale.
- Loghi, microfoni, volti e scritte presentano errori tipici della generazione AI.
- L’obiettivo è quello di creare disinformazione e indignazione su temi sensibili come matrimonio, tradimenti e relazioni.
Analisi
Le due versioni del video sono state diffuse da una pagina Facebook che condivide abitualmente contenuti sensazionalistici e ricostruzioni palesemente false spacciate per servizi televisivi.

I filmati imitano lo stile del TG5, ma nessuna delle clip compare nei canali ufficiali del telegiornale. Il “sondaggio” riportato non è mai stato pubblicato né esiste traccia di un servizio che affronti questo tema. Inoltre, i personaggi intervistati: il marito che “ama vedere la moglie divertirsi con altri” e la donna “Marta” che sostiene di vivere bene la stessa dinamica non risultano essere identificabili.
I segni dell’Ai
Osservando i video, emergono numerosi indizi che confermano l’origine artificiale del contenuto. Il logo del TG5 è sbagliato e presenta distorsioni grafiche;

il microfono usato nelle presunte interviste non è quello realmente utilizzato dalla redazione;

i volti risultano eccessivamente levigati e privi di micro-espressioni naturali.

Anche le scritte sulle bande del testo sono piene di errori: lettere mescolate, termini deformati e layout irregolare, segnali ricorrenti nei video prodotti con modelli di generazione automatica.

Conclusioni
I due video non riportano un’inchiesta giornalistica ma sono prodotti artificiali come dimostrato dagli errori nei loghi, dai volti sintetici e dalle scritte sbagliate. Le clip sono infatti state create solo per generare indignazione, polarizzazione e commenti facili.
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