Questi quattro video contro la comunità LGBTQ+ sono generati con l’AI

Nelle ultime settimane stanno circolando sui social quattro video che sembrano presentare servizi televisivi di noti telegiornali italiani su temi legati alla comunità queer. Apparentemente innocui, questi video mostrano statistiche inventate, interviste inesistenti e proteste mai avvenute sul tema dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale. Un’analisi delle clip rivela che si tratta di video completamente falsi e generati con l’intelligenza artificiale, diffusi da un’unica pagina Facebook nota per condividere ricostruzioni fittizie.
Per chi ha fretta:
- I quattro video sono stati creati con l’Ai e diffusi da un account Facebook, noto per pubblicare contenuti fake.
- Tutti fingono di provenire da giornali italiani come il TG5 e TG24, ma presentano loghi e microfoni diversi da quelli autentici.
- Distorcono temi LGBTQ+ per generare allarmismo con dati, statistiche e interviste inventate.
- In tutti i video compaiono errori tipici dell’Ai: errori di scrittura, microfoni falsi, capelli arcobaleno come cliché visivo, volti levigati e movimenti facciali incoerenti.
- Nessuno dei giornalisti o degli intervistati esiste, come confermato da ricerche facciali e verifiche sui nomi confermano.
Analisi
Questi quattro video sono stati diffusi inizialmente dalla stessa pagina Facebook, che si descrive come «diffusore di video per boomer incazzati» e pubblica regolarmente clip create con l’intelligenza artificiale, spesso senza segnalarlo.

Anche in questo caso la pagina presenta i filmati come veri servizi televisivi, raramente inserendo il tag “AI”. I video imitano lo stile del TG5 e del TG24 ma non provengono da nessuna fonte giornalistica reale.
Intelligenza Artificiale per creare allarmismo
Tutti i video condividono diversi indizi che svelano la generazione artificiale: testi pieni di errori, scritte deformate, volti eccessivamente levigati, mancanza di espressioni naturali, sincronizzazione labiale imperfetta, microfoni con loghi sbagliati e voci monotone e poco realistiche. Tra gli altri elementi ricorrenti abbiamo anche i capelli arcobaleno assegnati a ogni persona queer, rivelano la ripetizione di prompt stereotipati usati per rafforzare un immaginario caricaturale.

“Un uomo su due è attratto da altri uomini”
Il primo video finge di essere un servizio del TG5 che dichiara che “un uomo su due” sarebbe attratto da altri uomini, estendendo la stessa statistica alle donne. Non esistono studi o sondaggi di alcun tipo che riportino tali dati, e il giornalista mostrato nel filmato non esiste. Inoltre, come sottolineato prima, le scritte in sovrimpressione sono piene di errori, il logo è sbagliato e il volto della conduttrice è chiaramente frutto dell’intelligenza artificiale.

La finta intervista
Nel secondo video appare un presunto inviato del TG5 chiamato “Lorenzo Berti”, nessun giornalista con questo nome lavora nel telegiornale, anche se esiste un Matteo Berti, viceredattore. Il ragazzo intervistato nel video è “Alex, 25 anni”, che dichiara di essere “Demiboy”. L’identità demiboy esiste realmente, al contrario di Alex, figura totalmente inventata e caricaturizzata con l’uso degli onnipresenti capelli arcobaleno e con risposte insensate, tipiche delle generazioni Ai. Anche qui, il microfono utilizzato per l’intervista è chiaramente un falso.

La manifestazione fittizia
Il terzo video mostra presunti attivisti LGBTQ+ che bloccano una strada e parlano di “diritti LGBTQ+ pro max”, una formula inesistente e concepita per ridicolizzare l’acronimo. Le persone in scena hanno volti innaturali, lucidi e privi di espressioni reali, oltre ai soliti capelli arcobaleno e alle scritte scorrette.

Anche il giornalista del presunto TG24 ha un microfono con un logo errato.

Il finto coming out
Il quarto video mostra due uomini che raccontano di essersi sposati dopo che uno dei due ha lasciato la moglie dopo 25 anni di matrimonio per poter finalmente essere sincero con se stesso. Il finto giornalista, però, conclude il servizio dicendo «La mia vita adesso è questa», una frase che avrebbe dovuto dire il protagonista: un classico errore di generazione AI. Anche qui ritroviamo volti sintetici, microfoni sbagliati e assenza di qualunque riferimento reale.

Conclusioni
Tutti e quattro i video sono completamente falsi e generati con l’intelligenza artificiale, con l’obiettivo evidente di creare allarmismo su temi legati alla comunità LGBTQ+ come confermato dalla ricorrenza di elementi artificiali, l’assenza di persone reali, loghi errati, volti sintetici e la provenienza di tutte le clip da un unico canale specializzato in contenuti fake.
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