Ultime notizie Delitto di GarlascoNicola PietrangeliScuolaUcraina
ATTUALITÀInchiesteLazioLicenziamentiRoma

Addetta alle pulizie licenziata per aver dato del «tu» a una socia del Circolo Canottieri Roma, parla a Open il presidente del club: «Ecco perché l’abbiamo mandata via». La replica del legale di lei

01 Dicembre 2025 - 15:42 Cecilia Dardana
circolo canottieri roma
circolo canottieri roma
Secondo Paolo Vitale, l'episodio è solo l'ultimo di una serie di comportamenti problematici accumulati negli anni. La vicenda approderà ora davanti al giudice del lavoro: prima udienza fissata a gennaio

«Quello è soltanto l’ultimo episodio». Paolo Vitale, presidente del Circolo Canottieri Roma, parlando a Open mette subito in chiaro che il licenziamento dell’addetta alle pulizie non sarebbe nato da un singolo gesto né, tantomeno, da un semplice pronome. La lavoratrice, spiega Vitale, «aveva già ricevuto quattro richiami, di cui due gravi», e la vicenda che ora approderà in tribunale rappresenterebbe solo la conclusione di un percorso già compromesso. Ma per la donna, che lavorava lì da vent’anni, e per il suo avvocato, il giuslavorista Francesco Bronzini, quel licenziamento rimane ingiusto e «illegittimo». Due versioni inconciliabili, destinate ora a scontrarsi davanti al giudice del lavoro.

La ricostruzione del circolo

Vitale sostiene che la dipendente avesse accumulato negli anni comportamenti problematici. Due di questi giudicati «gravi» e culminati nell’incontro con i sindacati: «Uno per un tema di insubordinazione con il direttore», l’altro per aver fatto «tra i 15 e i 20 ritardi» in un solo mese. Nei due incontri con i sindacati, riferisce il presidente del circolo, la donna «non si è opposta alle nostre contestazioni, ma ha chiesto semplicemente scusa». E nonostante l’invito a «un atteggiamento più consono a un vivere civile tra le persone», il presidente afferma che «non ha mai voluto ascoltare i nostri consigli». Fino all’episodio di giugno, definito «la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso».

Il nodo del pronome «tu»

Vitale precisa che il problema non sarebbe il pronome: «Per quanto riguarda il “tu”, è una questione che non esiste». A essere ritenuto grave sarebbe invece «il modo». La scena, nella versione del circolo, si svolge a bordo piscina: la socia, peraltro incinta, rimane oltre l’orario di chiusura del servizio bagnanti, come consentito per gli iscritti, e la lavoratrice, non riconoscendola, le dice di andare via: «Guarda che te ne devi andare perché alle 18.30 la piscina chiude». Alla replica della manager («Guardi che io veramente sono socia»), la risposta sarebbe stata: «Ah si mo’ sei pure socia». «Ecco, questo è stato il tono», spiega Vitale. Il tutto accompagnato, sostiene il presidente del circolo, da un gesto sprezzante: la dipendente «ha gettato l’asciugamano con fare dispregiativo sul lettino della signora».

Il licenziamento in tronco

Non ci sarebbero telecamere a confermare il fatto, anche perché «non c’è stato un diverbio». Per il circolo la versione della socia e del marito, un primario ospedaliero, è ritenuta credibile. Il racconto, contenuto in una mail di reclamo che i due hanno mandato al circolo, ha portato a luglio al licenziamento in tronco. Licenziamento poi impugnato dalla dipendente e su cui dovrà decidere il giudice del lavoro, con prima udienza a gennaio. Una cosa però sembra essere certa: se il tribunale dovesse dare ragione alla donna, il circolo non sarebbe comunque disposto a reintegrarla. «Questo noi lo vorremmo assolutamente evitare», dichiara Vitale, sottolineando di aver tentato una conciliazione respinta dalla lavoratrice, che avrebbe avanzato «una controproposta addirittura superiore a quello che ci chiede il suo avvocato».

La posizione della difesa: «Estremi per un licenziamento illegittimo»

Dall’altra parte, l’avvocato Francesco Bronzini conferma la volontà della sua assistita di contestare punto per punto la ricostruzione della società sportiva. A Open che gli ha chiesto se ci siano gli estremi per un licenziamento illegittimo, risponde senza esitazioni: «A mio avviso sì». La donna, in una lettera di suo pugno, respinge l’intera narrazione: afferma di essersi sempre rivolta alla socia con cortesia e dandole del «lei», sostiene di averle fatto gli auguri per la gravidanza poche ore prima e nega di aver mai lanciato l’asciugamano, spiegando invece di averle chiesto se fosse socia per ragioni di servizio. Le accuse, per il legale, sono sproporzionate e non supportate da prove decisive. Il circolo, «all’esito di una attenta ed approfondita verifica», ha però considerato le sue spiegazioni «prive di fondamento» e «inattendibili».

Un club storico

Il circolo Canottieri Roma, fondato nel 1919, oggi conta oltre mille soci: una bella scalata se si considera che nel 1922 ne contava poco più di un centinaio. Da qui sono passati politici, professionisti di rango, nobili e imprenditori, non a caso è considerato uno dei più blasonati della Capitale. È stato anche la casa del mito del tennis italiano Nicola Pietrangeli, scomparso oggi all’età di 92 anni, che dal 1996 ne era Presidente onorario. L’esclusivo club si ritrova così al centro di una controversia destinata a diventare simbolica. La prima udienza davanti al giudice del lavoro è fissata a gennaio.

leggi anche