La pm Anna Gallucci: «Indagavo su destra e sinistra, la procura mi disse di puntare sulla Lega»

Anna Gallucci ricopre la funzione di pubblico ministero a Pesaro, dopo avere fatto il sostituto procuratore anche a Rimini e a Termini Imerese. È nata nel 1982 ed è iscritta alla corrente moderata di Magistratura Indipendente. È stata presidente della sottosezione riminese dell’Associazione nazionale magistrati. E oggi in un’intervista a Giacomo Amadori per La Verità dice che durante le sue indagini su destra e sinistra le hanno suggerito di indagare sulla Lega. Al quotidiano annuncia che voterà sì alla riforma della giustizia.
Il sì alla riforma
«Sono favorevole alla riforma perché ritengo che la parte più significativa sia il sorteggio dei consiglieri del Csm. E anche perché credo che con la Cartabia, di fatto, la separazione sia già avvenuta e quindi le modifiche attuali cristallizzino una situazione già esistente», spiega Gallucci. Secondo la quale il pm sotto controllo dell’esecutivo «è proprio una bugia perché per realizzarla occorrerebbe un’altra riforma costituzionale che non è prevista. Ma a furia di ripetere che esiste tale pericolo finirà che il cittadino ci crederà. Se poi, in futuro, una simile proposta verrà fatta sarò la prima a schierarmi contro».
Sulle procure
Sulle procure Gallucci dice che «dobbiamo verificare se ci sia un problema di gerarchizzazione degli uffici requirenti. Le faccio un esempio terra terra. Oggi se un dirigente dell’ufficio non è d’accordo per qualsiasi motivo con quello che dice il suo sostituto su un’indagine, magari su un’indagine che il dirigente vorrebbe che non fosse portata avanti, chi è che tutela il sostituto? Quest’ultimo, in questo momento, è certamente più debole del suo capo che ha il potere di valutarlo». Poi confessa: «Ho avuto qualche problema».
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Il fascicolo
Racconta Gallucci: «Io non ho fatto niente di particolare, le indagini capitano. Mi era successo di occuparmi sia del centrodestra che del centrosinistra in un’inchiesta sul voto a Termini Imerese. E posso dirle che quando mi sono imbattuta nel centrosinistra ho avuto qualche grattacapo, della cui gravità inizialmente non mi sono neppure resa conto. Però l’atmosfera è subito cambiata». E questo perché «il procuratore Ambrogio Cartosio mi aveva dato come direttiva quella di procedere con richiesta di misura cautelare per i fatti che riguardavano il partito Noi con Salvini. Dicendomi che era iniziativa condivisa con il procuratore generale Roberto Scarpinato. Con cui io, però, non mi sono mai confrontata direttamente. Le risultanze delle mie indagini, che, come detto, erano più ampie e toccavano altri gruppi politici, non furono giudicate rilevanti dal dottor Cartosio, che mi indicò di chiedere l’archiviazione».
L’archiviazione e la disobbedienza
Ma lei non lo ha fatto: «Ho ritenuto di dover procedere ugualmente nei confronti di tutti i soggetti che erano emersi dalle indagini, spiegando le mie ragioni. Da quel momento i miei rapporti con il procuratore sono cambiati e ho avuto l’avvio di un procedimento disciplinare e una nota negativa da parte di Scarpinato e il rapporto di professionalità negativo da parte di Cartosio. Il Csm mi ha ascoltato su questi aspetti, non dando seguito alle richieste di Cartosio e Scarpinato, ma intanto ho trascorso anni a difendermi».
Il procedimento disciplinare
Il procedimento disciplinare non riguardava l’inchiesta: «No, anche se è stato intrapreso da Scarpinato e da Cartosio dopo il confronto sull’indagine che riguardava la Lega». E ancora: «Ricordo che il procuratore, titolare per legge dei rapporti con i cronisti, mi autorizzò a partecipare con lui a una conferenza stampa, all’indomani delle elezioni politiche del 2018 (quelle vinte dal Movimento 5 stelle e dalla Lega di Salvini, partiti che avrebbero da lì a poco governato insieme, ndr). Era stata indetta in occasione dell’esecuzione di una misura cautelare nei confronti di un presunto esponente del partito Noi con Salvini. Il mio ex capo ritenne, tuttavia, irrilevante precisare, come da me proposto, che dalle indagini era emerso che il senatore Salvini non fosse neppure a conoscenza della vicenda».
