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Scoperta a cena fuori mentre era in malattia, multa al Comune che ha licenziato la dipendente: colpa del video finito nella chat con la sindaca

03 Dicembre 2025 - 22:48 Ugo Milano
licenziata-pranzo-ristorante-garante-privacy
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Sanzione di 15mile euro per il Comune di Curtarolo, in provincia di Padova. Il video fatto di nascosto da un collega della dipendente in malattia. La chat con la sindaca dal cellulare personale

Un caso di presunto assenteismo che avrebbe dovuto inchiodare un’impiegata del Comune di Curtarolo (Padova), si è trasformato in un boomerang per l’amministrazione che l’aveva licenziata in tronco. Il Garante della Privacy ha infatti sanzionato con 15mila euro l’ente dell’Alta Padovana con l’accusa di «trattamento illecito dei dati personali» legato alle modalità con cui sono state raccolte e gestite le immagini utilizzate per il licenziamento della dipendente. 

Perché è stata licenziata

L’impiegata era stata allontanata dal servizio dopo che il sistema di video-sorveglianza del Comune veneto aveva registrato comportamenti ritenuti «inconciliabili» con lo stato di malattia da lei dichiarato. Le registrazioni, confrontate con i dati di ingresso e uscita, mostravano infatti la donna entrare e lasciare il municipio durante l’orario di lavoro senza effettuare le dovute timbrature, trattenendosi all’esterno per motivi personali. Altre telecamere situate in aree pubbliche l’avevano inoltre immortalata mentre passeggiava davanti al palazzo comunale nel periodo in cui risultava in malattia, sebbene fuori dalle fasce di reperibilità previste. 

Il video su WhatsApp e la normativa sulla protezione dei dati

A ciò si aggiungeva un filmato realizzato con uno smartphone da un collega e condiviso via WhatsApp sul cellulare privato della sindaca, che riprendeva la dipendente mentre pranzava in un ristorante insieme a due colleghe anch’esse in malattia. Proprio tale video, inviato al numero personale della prima cittadina perché – come riportato negli atti – «l’amministrazione non disponeva dei fondi per assegnarle un telefono istituzionale», è stato uno dei punti contestati dal Garante per la privacy. L’Autorità ha infatti accolto il ricorso dell’ex dipendente, stabilendo che la raccolta e l’utilizzo delle immagini da parte del Comune non rispettavano la normativa sulla protezione dei dati, a prescindere dalle presunte irregolarità attribuite alla lavoratrice.

Foto copertina: Rachel Claire / Pexels

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