La gioventù bruciata di Achille Costacurta: «Hashish, crack e sette Tso, poi ho tentato il suicidio. Così in Svizzera mi hanno salvato»

Stimolante, avere due genitori importanti e famosi come Billy Costacurta e Martina Colombari. Ma solo da bambino. Poi tutto è diventato pesante. Ma forse lo sarebbe stato comunque. Achille Costacurta, 21 anni, si racconta oggi al Corriere della Sera dopo essersi – forse – messo alle spalle anni di dipendenze e intemperanze. «Al primo anno di liceo fumavo hashish tutti i giorni», ammette Costacurta jr. nell’intervista a Monica Colombo e Monica Scozzafava. Da lì è stato tutto una discesa verso l’inferno – sostanze e psicofarmaci, sette Tso, continui ricoveri in strutture protette, innumerevoli tentativi di fuga. Sino al tentativo di suicidio miracolosamente non andato a buon fine. «Ho preso sette boccette di metadone, non so come non sia morto. Volevo farla finita, era un gesto disperato: l’unico modo per far capire che volevo uscire dalla comunità a Parma. Di questo mi pento». Di tutto il resto no. Non perché non sappia di aver commesso errori e scivoloni molto seri, Achille. Ma perché «se non avessi commesso quegli errori non avrei capito tante cose, anzi per certi versi penso “meno male che mi è successo tutto questo a 20 anni e non a 50 quando avrò moglie e figli”. Vale anche per la mia famiglia: se fossi stato il principino della situazione, i miei genitori non sarebbero oggi così forti nel fronteggiare situazioni anche spiacevoli che la vita a tutti riserva».
Le sofferenze in famiglia, le cure, le lezioni
A salvare Costacurta jr. dall’autodistruzione è stato un team di psichiatri svizzeri, quello della clinica Santa Croce. «Mi hanno aperto gli occhi su tante cose. Hanno conquistato la mia fiducia e hanno diagnosticato il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, l’Adhd di cui soffro». Altri specialisti in realtà lo avevano già ipotizzato, ma non lo si era stabilito con certezza. Ora lui però riavvolgendo il nastro vede tutto più chiaro. Già da bambino, racconta, «facevo fatica a stare seduto, mi annoiavo, attiravo l’attenzione». Ai genitori, poi, ne ha fatte passare di tutti i colori, anche senza volerlo. «Ricordo una volta in autostrada con papà, ho iniziato a giocare con le macchinine sul cruscotto dell’auto. Gli chiedevo di correre, di non rispettare precedenze e semafori. Poi mi sono aggrappato al finestrino, urlando. Lui è stato costretto a fermarsi. Sono salito in piedi sul cofano». Colombari e Costacurta ne hanno sofferto molto. Ora finalmente la mamma è tornata a prendersi i suoi spazi, con la partecipazione a Ballando con le Stelle. Quanto all’ex bandiera del Milan, ora ad Achille dice che «nella vita non bisogna mai dipendere da qualcosa o qualcuno».
I progetti per il futuro
Forte dei suoi eccessi e dei suoi errori, ora Achille Costacurta confida di essersi messo tutto alle spalle, dopo la «rinascita» in Svizzera dal maggio 2024. Anche se non può esserne del tutto certo, ancora. «Ogni volta è come se chiudessi un cerchio. Fumo ancora sigarette e dovrò smettere prima o poi. Il percorso finisce quando finisce il tempo, quando muori». Come è successo ad alcuni suoi sfortunati compagni di viaggio negli ultimi anni. «Jonis, 55 anni, uomo di famiglia benestante, che però aveva scelto di vivere da barbone e aveva fatto anche rapine in Germania, era con me a Parma. Mi ha insegnato le regole. Ho saputo che il giorno prima di uscire è morto: abuso di sostanze alla sua festa di compleanno. Ma anche Tatiana, la fidanzata di un mio amico in Svizzera, non c’è più. Aveva ricominciato col crack. Io che in passato ho assunto dosi cento volte superiori sono vivo». E ora progetta il futuro. Sta completando in ritardo gli studi per la maturità, poi sogna di aprire un centro per ragazzi disabili, racconta. O magari di trasferirsi in Australia, con l’idea di «lavorare quattro cinque mesi all’anno nei campi e frequentare l’università. Ti pagano sa? Cinquemila euro al mese».
