Cannabis light, Fratelli d’Italia fa retromarcia: sì alla vendita ma con una maxi-tassa. Cosa potrebbe cambiare e per chi

La cannabis light potrebbe tornare sugli scaffali dei negozi specializzati. A rimetterla in circolazione, dopo la stretta imposta dal decreto sicurezza, è un emendamento di Fratelli d’Italia alla legge di Bilancio, firmato dal senatore Matteo Gelmetti e inserito nell’ultimo pacchetto dei segnalati. Il testo interviene sulla legge del 2016 sulla canapa, estendendola in modo esplicito anche alle «infiorescenze fresche o essiccate e ai derivati liquidi destinati al fumo o all’inalazione», purché il contenuto di Thc non superi lo 0,5%. Una soglia leggermente più alta rispetto allo 0,3% della disciplina precedente e che, di fatto, riporterebbe il settore alla legalità dopo mesi di incertezza normativa.
Le regole: vendita autorizzata e gestione affidata alle Dogane
A definire il funzionamento del mercato sarà l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, incaricata di stabilire requisiti, «modalità di autorizzazione e procedure di approvvigionamento per i punti vendita specializzati già esistenti». Una sorta di liberalizzazione regolata, che crea un sistema di controllo simile a quello adottato per sigarette elettroniche e tabacchi.
La maxi-tassa al 40% sul prezzo finale
Il ritorno alla legalità arriva però con un prezzo: l’emendamento introduce una imposta di consumo pari al 40% del prezzo di vendita al pubblico. Una tassa che potrebbe ridisegnare l’intero settore, già fragile dopo mesi di stop e sequestri, e che rischia di spingere i prezzi al dettaglio verso l’alto. La proposta arriva proprio da quel partito, Fratelli d’Italia, che negli ultimi anni aveva spinto per restringere il mercato della cannabis light. Ora però la logica sembra andare nella direzione del meglio regolare e tassare che lasciare spazio al mercato nero o a una zona grigia difficilmente gestibile dai controlli.
