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Il caos dei test di medicina, parla l’avvocato Leone: «Migliaia di ricorsi in arrivo. Vi spiego cosa può succedere» – L’intervista

04 Dicembre 2025 - 18:38 Ygnazia Cigna
esami medicina risultati 1
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Secondo il legale, il sistema costruito è «illegittimo» e destinato a crollare davanti ai giudici amministrativi

Solo il 10-15% ha superato con almeno 18/30 tutte e tre le prove del primo appello per entrare alla facoltà di medicina, svolti lo scorso 20 novembre. Un dato che significa che nove studenti su dieci sono fuori dalla futura graduatoria nazionale. E mentre oggi sono arrivati i risultati ufficiali, da settimane rimbalzano sui gruppi WhatsApp universitari audio, foto e messaggi di presunti imbrogli, copiature con il cellulare, controlli assenti e irregolarità diverse da sede a sede. Sul nuovo sistema del semestre filtro, sulle anomalie nella gestione delle prove e sui futuri ricorsi legali, abbiamo intervistato l’avvocato Francesco Leone, che da anni segue i contenziosi sui test di accesso e che in queste settimane ha raccolto le varie anomalie da migliaia di candidati, arrivando a mandare una prima diffida al ministero dell’Università e della ricerca. Secondo il legale, il sistema costruito è «illegittimo» e destinato a crollare davanti ai giudici amministrativi.

Avvocato Leone, partiamo da uno dei punti centrali che contestate al ministero. Agli studenti che hanno sostenuto il test del 20 novembre viene chiesto di accettare o rifiutare il voto senza poter sostenere anche l’appello del 10 dicembre e scegliere poi il risultato migliore. Perché questo meccanismo è così problematico?

«Il problema è gravissimo. In questo modo, gli studenti devono fare una scelta completamente al buio. A loro è stato comunicato solo un numero, il voto, senza la possibilità di vedere le domande, senza sapere a quali hanno risposto bene, senza conoscere la propria posizione in una graduatoria provvisoria. Tutto questo viola il principio di trasparenza. Qualsiasi scelta facciano potrebbe rivelarsi sbagliata. Ma questi test non sono esami universitari, sono prove concorsuali. E in una selezione pubblica non si rinuncia al voto senza conoscere la graduatoria. Noi abbiamo chiesto al ministero una cosa molto semplice, far sostenere entrambe le prove e poi inserire in graduatoria il voto migliore, come è sempre avvenuto negli anni scorsi. Al momento, non abbiamo ricevuto alcuna risposta».

A proposito di graduatoria, come funziona in caso di parità di punteggio?

«Il criterio è anagrafico, passa il più giovane. Anche questo è un criterio che lascia parecchie perplessità».

Lei ha ricevuto numerose segnalazioni di irregolarità. Di che numeri parliamo?

«Parliamo di centinaia e centinaia di segnalazioni. Abbiamo un archivio con fotografie, video, messaggi audio. È un materiale enorme. Poi certo, c’è anche chi si vanta sui social, spesso in modo irresponsabile. Ma al di là delle esagerazioni, le anomalie sono reali e diffuse».

Quali irregolarità le sono state segnalate?

«Tantissimi studenti raccontano di persone che copiavano con il telefono sedute accanto a loro. Il problema è che i ragazzi non sanno cosa fare in questi casi e tanti hanno paura di denunciare e far verbalizzare. D’altronde, non possono essere loro le sentinelle della legalità. In alcune sedi si andava liberamente in bagno, in altre no. Capisce che se uno esce durante la prova senza controlli, con il telefono addosso, può farsi tranquillamente suggerire le risposte. E senza metal detector, oggi, nel 2025, è semplicemente ingenuo pensare che non accada. Ogni sede ha adottato misure diverse».

Il ministero non aveva diramato linee guida uniformi?

«Sì, sulla carta. Ma poi ogni sede ha fatto come voleva».

La stessa mancanza di uniformità, denunciano alcuni studenti, si è verificata anche per le lezioni delle università di preparazione all’esame.

«Il sistema filtro non ha funzionato e i numeri lo dimostrano. Se il 90% non prende 18, vuol dire che la didattica non ha funzionato. La formazione, infatti non è stata uniforme. In alcuni atenei c’erano lezioni in presenza, in altri didattica mista, in altri ancora lezioni preregistrate, addirittura vecchie di anni. Alcuni docenti non sono neanche riusciti a finire il programma. Questo crea una discriminazione enorme».

Avete già deciso come procedere dal punto di vista legale?

«Sì, faremo ricorso. Il materiale è tanto. Dalla didattica disomogenea alle irregolarità nelle prove, fino alla violazione dell’anonimato, già sanzionata in passato dal Consiglio di Stato. Nel 2013, per questo motivo, feci entrare quasi 2.000 studenti a Medicina».

Concretamente, cosa conviene fare oggi agli studenti?

«Devono tutelarsi anche legalmente, se lo ritengono, perché questa è una selezione profondamente viziata».

Cosa succederà se uno o più ricorsi verranno accolti? C’è il rischio che venga annullata la prova per tutti?

«In genere non si annulla tutto per tutti. Il giudice, solitamente, se lo studente ha superato le prove dispone l’immatricolazione in sovrannumero dei ricorrenti, senza penalizzare chi è già entrato regolarmente. È un bilanciamento degli interessi che la giurisprudenza applica da anni».

Quando si potrà fare ricorso?

«Solo dopo che esce la graduatoria, prevista per il 12 gennaio. Io depositerò i primi ricorsi a fine gennaio. Le prime udienze saranno poi fissate tra fine febbraio e inizio marzo».

Quanti ricorsi vi aspettate in tutta Italia?

«Difficile dare un numero esatto ora. Abbiamo già oltre 2.500 diffide pronte. Storicamente ricorre circa il 5% dei candidati a livello nazionale. Quindi possiamo dire che si prevedono migliaia di ricorsi a livello nazionale».

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