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Garlasco, la perizia: «Impossibile dire con certezza che il Dna sia di Andrea Sempio»

04 Dicembre 2025 - 10:18 Alessandro D’Amato
dna sempio unghie chiara poggi perizia albani
dna sempio unghie chiara poggi perizia albani
La genetista Albani: per la quantità e le condizioni del materiale biologico su cui si è lavorato non è stato possibile giungere a un risultato che fosse «certamente affidabile»

Dai calcoli biostatistici «con supporto moderatamente forte/forte e moderato» il profilo genetico trovato sulle unghie di Chiara Poggi è compatibile con la linea genetica maschile della famiglia Sempio. Ma non è stato possibile «addivenire a un esito di identificazione di un singolo soggetto». Come anticipato dal Tg1, la genetista Denise Albani scrive questo nella perizia depositata nell’incidente probatorio sul caso Garlasco. Secondo Albani, che parla di aplotipo «misti parziali», per la quantità e le condizioni del materiale biologico su cui si è lavorato non è stato possibile giungere a un risultato che fosse «certamente affidabile».

La perizia

Per la perita non è possibile stabilire con «rigore scientifico» se gli aplotipi provengano da fonti del DNA depositate sotto o sopra le unghie della vittima. E, nell’ambito della stessa mano, da quale dito provengano, quali siano state le modalità di deposizione del materiale biologico originario, perché ciò si sia verificato (per contaminazione, per trasferimento avventizio diretto o mediato), quando sia avvenuta la deposizione del materiale biologico, scrive ancora Albani. Nella nuova inchiesta di Garlasco è indagato Andrea Sempio. L’intera relazione è lunga 90 pagine.

Da forte a moderatamente forte

Nella perizia si legge che la riconducibilità del dna ad Andrea Sempio – e a «tutti i soggetti a lui imparentati in via patrilineare» – «va da moderatamente forte a forte sulla base della popolazione di riferimento» in relazione al materiale genetico analizzato un’unghia della mano destra. Ed è «moderata» in relazione all’unghia della mano sinistra di Chiara Poggi. In ogni caso, «l’analisi del cromosoma y non consente di addivenire a un esito di identificazione di un singolo soggetto».

Sulla base delle attuali conoscenze sul tema in ambito internazionale, spiega ancora la perizia, «non è possibile rispondere con metodi validati, dati solidi e rigore scientifico a domande quali ‘come’, ‘quando’ e ‘perché’ un determinato materiale biologico è stato depositato su una superficie». Indicazioni «di contaminazione ambientale, trasferimento per contatto diretto o trasferimento secondario mediato da un oggetto sono suggestive e tali restano se non inquadrate in un contesto informativo più ampio e senza la disponibilità di dati scientifici granitici».

La battaglia tra periti

La genetista Albani e gli esperti dattiloscopisti Domenico Marchegiani e Giovanni Di Censo hanno depositato la loro relazione alla giudice Garlaschelli. Il documento sarà a disposizione delle parti domani mattina. Il lavoro è iniziato lo scorso giugno alla presenza dei consulenti delle parti. Ovvero per i pm di Pavia Carlo Previderè e Pierangela Grignani, per la difesa di Sempio, Luciano Garofano al quale sono subentrati Armando Palmegiani e Marina Baldi, ex ispettore superiore di Ps in pensione dal 2010 e con una notevole esperienza nel campo della dattiloscopia. I genitori e il fratello di Chiara hanno schierato Marzio Capra, Dario Redaelli e Calogero Biondi e Alberto Stasi, il solo condannato definitivamente a 16 anni di carcere per il delitto, Ugo Ricci e Oscar Ghizzoni. Gli esiti verranno illustrati in aula il prossimo 18 dicembre e daranno il via a un confronto tra gli esperti.

La piena concordanza

Le analisi su impronte e reperti raccolti sulla scena del crimine, come il sacchetto della spazzatura, la confezione di cerali e il vasetto di Fruttolo, secondo quanto era stato reso noto, non hanno cambiato il quadro già delineato dalle sentenze. La genetista Albani, nei giorni scorsi, aveva anticipato ai consulenti che dai dati da lei elaborati aveva riscontrato la «piena concordanza» tra l’aplotipo Y rilevato nel 2007 su due margini ungueali di Chiara e la linea paterna del profilo biologico di Andrea Sempio. E questo in seguito a un match effettuato su una banca di oltre 39.150 aplotipi provenienti da abitanti dell’Europa occidentale.

L’incidente probatorio

Al contrario, l’unica perizia finora effettuata su questo capitolo, ossia quella del professor Francesco De Stefano durante il processo di appello bis a Stasi, aveva evidenziato che il Dna maschile «a causa della degradazione e della verosimile contaminazione ambientale» non consentiva di dare indicazione positiva di identità. Inoltre, aveva scritto allora De Stefano, non si poteva «escludere che nel materiale» prelevato fosse presente anche Dna riferibile a Stasi.

Sulla scorta di quello che avrà indicato Denise Albani nelle sue conclusioni, davanti alla gip, si attendono le repliche delle parti, soprattutto in merito al valore scientifico di quel dato grezzo, relativo alle tracce genetiche analizzate in quanto miste, incomplete e non consolidate. Dato che per consulenti della procura e della difesa di Stasi sarebbero invece una delle prove della responsabilità dell’attuale indagato, nei cui confronti i pm dovrebbero comunque chiedere il rinvio a giudizio.