L’esercito impreparato alla guerra con Putin e il «nemico» Trump, ecco gli incubi degli italiani. Crosetto: «Urge una riserva militare»

Oltre la metà degli europei teme che la Russia si prepari a entrare apertamente in guerra contro il proprio Paese. Gli italiani sono su questo un po’ meno pessimisti della media, vede un rischio elevato in tal senso “solo” un cittadino su tre. Ma una maggioranza schiacciante pensa che se così fosse, se cioé davvero Vladimir Putin dovesse muovere guerra direttamente contro l’Europa, l’Italia soccomberebbe. «Non sarebbe in grado di difendersi», valuta l’85% degli italiani. Cifra record in Ue: solo in Belgio le persone vedono più nero (87%). Sono i dati che emergono da un sondaggio condotto in nove paesi europei da Cluster 17 per la rivista di geopolitica Le Grand Continent e pubblicato stamattina. Tra le opinioni pubbliche del continente per la verità il pericolo numero 1 in termini di sicurezza resta quello delle organizzazioni terroristiche. Sono di questa matrice gli attacchi che gli europei più temono per il futuro: due su tre nella media, con un picco di paura in Francia – che ha appena commemorato i 10 anni dell’assalto islamista al Bataclan – dell’86%. Segue, appunto, lo spettro del militarismo russo: l’81% degli europei ha smesso da tempo di credere alle fandonie di Putin e non crede che Mosca voglia la pace.

Il nodo delle armi all’Ucraina e la frattura con gli Usa di Trump
A fronte di questa consapevolezza del pericolo, l’opinione pubblica europea mantiene un significativo sostegno alla causa dell’Ucraina. Il 30% pensa che l’attuale sostegno a Kiev vada mantenuto, un altro 31% che andrebbe addirittura aumentato. Pesa comunque la fetta di un europeo su cinque convinta che sia ora di mettere fine agli aiuti al Paese di Volodymyr Zelensky. Ad essere più incerta sulla questione d’altronde è l’opinione pubblica italiana. Qui un pesante 30% vorrebbe interrompere il sostegno a Kiev – cifra record in Europa. Tanti quanti credono sia giusto mantenerlo intatto. La parte restante dell’opinione pubblica si divide altrettanto equamente tra chi pensa che gli aiuti andrebbero aumentati e chi diminuiti. Il sostegno a Kiev d’altra parte costa soldi e fatica, come dimostrano gli avvitamenti dell’Ue sul nodo degli asset russi congelati, specie dopo il disimpegno degli Usa di Donald Trump, che un italiano su due (in linea con la media Ue) vede ormai non a caso esplicitamente come un “nemico”. «In tutto il continente il trumpismo è chiaramente considerato una forza ostile e questa percezione si sta consolidando», spiega Jean-Yves Dormagen, professore di scienze politiche e curatore del sondaggio.

Il progetto di Crosetto per «rivitalizzare» l’esercito
In questo quadro di preoccupazioni e incertezze s’inserisce l’azione del governo Meloni – schierata a parole con Kiev ma sempre più recalcitrante a spendere in armi, italiane o americane, per aiutarla concretamente. Ma anche gli appelli del ministro della Difesa Guido Crosetto perché anche il nostro Paese si prepari al salto di qualità e quantità nella preparazione dell’esercito ad affrontare le minacce russe (e non solo) di oggi e di domani. «C’è l’esigenza di dotarci di uno strumento militare efficiente ed efficace, pronto ad adeguarsi a cambi repentini che ci rendono impossibile definire il futuro dal punto di vista della minaccia, degli scenari e delle tecnologie. È un tema che richiede un profondo rinnovamento della Difesa, che possiamo gestire insieme e che deve essere approvato dal Parlamento, dove lo proporrò all’inizio del prossimo anno perché è il tempo maturo per ridefinire il quadro della nostra Difesa», ha detto stamattina Crosetto in audizione alle commissioni Difesa congiunte di Camera e Senato, ribadendo come sia urgente per l’Italia dotarsi «di una riserva selezionata, un bacino formato che in caso di crisi o anche calamità naturali sia già pronto per intervenire e non sono solo professionalità militari». Con buona pace del polverone sollevato dalle sue dichiarazioni della scorsa settimana da Parigi: «Ho solo risposto alla domanda di un giornalista francese sulla riforma di Macron e sottolineo che si parlava di leva volontaria. Almeno abbiamo innescato un dibattito: c’è la necessità di aumentare le forze armate e la loro qualità utilizzando anche competenze che si trovano sul libero mercato e non tra i militari».
